SPIRALE CICLICA

Si corre soli. Si corre come cani senza guinzaglio in strade di paesini senza padroni. Eroi per giorni che se ne sono andati come faremo noi con le museruole sciolte, ma senza accorgerci. Ci saremmo portati bottiglie di vino rosso e penne scariche se avessimo saputo. Un cast di attori più che di eroi.

venerdì 25 marzo 2011

E noi sull'illusione...

24-3-11 ore 1.13

Forse non posso dire tutto in un giorno o forse sì, in fondo sta in una parola.
No, no, non andartene.
Ho proprio paura di dirti tutto e che tu possa, non so come, leggerci poco anche se contando le lettere pure non si potrebbe confondersi.
E se non ci riesco, se costeggio una stradina di lato che però non è il mio discorso per te? se ad un certo punto poi sbando e la vodka che entra in Circolo, col sangue, mi fa dire troppo? O poco. E' sempre che mi sembra tutto troppo poco quello che ho qui da farti guardare, raccontare, d'ascoltare interessata... Sarà una passeggiata. Andrà tutto bene, più soft che nei film: tu cercherai con tatto un contatto e io ti sorriderò spesso.
Mi verranno idee su 77 cose che potresti fare per me e vedrai che sola mente non sono nel darti una risposta.
Ti dirò grazie o scusa in partenza, per evitare il finale tanto basta. Starò senza.
L'aria ci riempirà la testa come fosse salvadanaio per i ricordi a venire, ci baceremo a lungo in giardino, in un prato, speriamo che piove. Non ti avevo sfiorato che i capelli, senza che forse t'accorgessi e già eri lì sul gradino del marciapiede come vigile, in coma vigile e a parlarmi l'amore. Indicarmi divieti; chiedevi se piove. Ti ho detto "c'è il sole", ma non era vero e nemmeno io c'ero, me lo hai detto tu.

h.
1.31


mercoledì 23 marzo 2011

Cosa c'entra in questa notte giovane

E se ti dicessi che ne vale la pena? chè gli impegni possono aspettare e questo pomeriggio, questa sera, questa notte aspettiamo noi. In macchina a sperare che piova? E se ti dicessi che sono tornata io? E fuori questo sole sgangherato, sbandato, sbadato, svogliato, spavaldo, sdegnoso, sordo, che non lo capisce mica che io ho freddo comunque e mi sta bene così. Stanti così le cose anche un bel "crepa amore" avrebbe fatto la sua dignitosa figura. Del tuo disegno hai sbagliato solo un dato: non progetto, ma persona. E io a questa tua partita non gioco più. E la pazienza l'han terminata in qualsiasi distributore. E io voglio sentire rumore. Sentire il silenzio di quella sera nel tuo sorriso che muove, che muore, in smorfia di labbra. Sono tornata: sto partendo... con le mie bottiglie vuote cui appiccicarci su i fiori secchi di una primavera incallita che va avanti, stordita, ma non mi coinvolge. Non mi comprende. Non mi ci faccio avvolgere oggi.

Perchè quando tu vivi a me prende la malinconia? Egocentrica al punto che passo, col pennarello, di punta, di piedi, ad inserirmi in ginocchio in ogni quadro, magari anche di lato, col profilo colato sugli occhi, col mio voler essere che ci ha stancato. Pure me, a tratti.

Era la mia spirale ciclica inversa, in versi: chissà se tu, ragazza, leggendo un libro scritto da qualcuno che si innamorerà sulle mie righe come fossero autostrade per raggiungermi, scritte, invece, leggendo lui che si era ispirato all'uomo che ha sfiancato le pagine ad amarti, chissà, se per il tempo di un quadernetto stropicciato, ti sentirai come di capriccio aggrovigliata in un pasticcio, su carta, senza accorgerti vicina; comprenderai quei suoi gesti sfasciati; comunicherai, con il suo amore fatto a pezzi, tutto, senza che nessuno sappia niente. 


h.n. 11.49 - 23-3-11 


(Il mio pensiero - Luciano Ligabue)

lunedì 14 marzo 2011

416

Appesi pesanti ad una speranza che prima o poi si rompe o ci lascia cadere. 

Quel che ti volevo dire è che ci si rassegna a giocare da equilibristi per un po' e poi a pensare che sia giusto e sano camminare per terra senza accorgersi che è un filo di terra. Vi sentite più sicuri dove non lo siete perchè rimanete senza consapevolezza d'esistere in quel momento e in una prospettiva sbagliata. 

Chi sono io per dirlo? Sono una che sta pagando la paura di vederci cadere in un microcosmo di possibilità di cui non me ne piace neanche una. Non hai più i documenti, ma ogni tanto scegli di usarli lo stesso. Anch'io li ho persi o me li hanno ritirati: non lo so, non lo capisco, non lo ricordo. 
Una botta in testa ed ho creduto ad un furto. 


Rivedo solo la faccia di quella bambina spericolata che mi ha chiesto di parlare del cambio di identità, che si inerpica sulla montagna più grande di lei e canta "tu che prima o poi cadrai". Ho perso i documenti, ma anche il coraggio, la forza e la voglia di dare spiegazioni quando doveste fermarmi, farmi accostare ad una piazzola di sosta e guardarmi con quelle facce. 

E' difficile fermarsi quando si viaggia ai 416, ma ho un voltaggio simile in accordo con la pompa che mi pulsa adesso anche nelle tempie. Ci si ferma tutti solo davanti alla morte quando ci si ritrova a farsi vivere dalla passione di un grido "voglio che ritorni come prima". Era prima che bisognava reagire. Adesso non ce la si farebbe più comunque, non ne ho la forza e non posso chiedertela. 

A quelle facce di vigili senza divisa, nei cinque minuti concessi, avrei detto così: 

Raccontami di quell'alba che non rimanda mai il suo arrivare, di quando mentre finivamo di smontare il palco non vigilavi ed eri con un bicchiere di caffè in mano nei vicoli di qualche città o di qualche stanza sentendoti sulla 666 davanti al cielo che si schiariva, ai colori che cambiavano, alla polvere di terra con cui ci si sporca i vestiti e i polmoni con l'angoscia di non annoiarsi davanti ad un pugno di curve che cerchi di attaccare al polso. 

Raccontami di quello spazio occupato dalle nostre energie spese insieme e del polso a cui c'è sempre un orologio anche quando non ce lo mettiamo nemmeno al contrario e dei saluti e del concerto di clacson al posto di quelli a spezzare l'attitudine a concentrare la mente dove si sarebbe solo dopo assecondato lo sguardo. 

Raccontami di te quella notte in cui avevi voglia di fare l'amore e la luna e la vita non ti han corrisposto. 

Raccontami di quando giravi alla stazione e hai visto i nostri sguardi incontrarsi e non hai colto il divieto di sosta perchè eri perso a chiederti perchè. 

Raccontami delle risate che ti sei fatto perchè uno deve anche scegliersi la risata per capire se con qualcuno ci può stare affianco in auto e chiamarlo collega, ma sentirlo vicino più di quei sedili. 

Raccontami di quando ho deciso per te e sei dovuto correre dietro ai cd che avevo rubato per prendermi la responsabilità di costruirci un attimo che non sapevo. 
La legge non ammette ignoranza e allora raccontami, raccontami delle istruzioni che non abbiamo seguito nel cercare a fiuto la legna per il fuoco. Poi la casa non è caduta lo stesso su una sigaretta accesa, però c'era un non so che di sensuale nel girarne le viti e sceglierne i chiodi. 

Raccontami di quando hai rischiato l'incendio guardandoti intorno e trovandoci quasi sempre. Avresti dovuto telefonare a qualcun altro che svolgesse quel compito con più strumenti di quanti ne avevi tu. 
E raccontami del non sapere di preciso che fare e dei miei sbadigli subito prima di andarcene ubriachi giù per la campagna in quella notte finita che non finiva mai. 
Raccontami del letto e dei nostri capelli come braccia di polipi e seppie intrecciati mentre ci davamo la mano e cambiando un articolo abbiamo commesso il più grave reato. 
Raccontami dell'indulto che mi hai concesso nel chiamartene fuori e mentre gonfiavo palloncini colorati in preda a un'embolia e li intrecciavo con il filo di ferro che conteneva le tue rose, tu parlavi per ore che sarebbero poi state cinque parole: abbiamo chiarito, ci siamo spiegati. 
E non avevo chiaro nulla e tu non mi avevi spiegato altrettanto, ma andava bene così perchè adesso che sei lì raccontami del profumo di pizza mentre avevi fame, ma il tempo scadeva ed il treno partiva: com'è vigile e poco attento. 

Raccontami dei risvegli e dell'addormentarci in quella stanza con quattro angoli e le mie dita, abbandonata la razionale gestione della mobilita', della protezione dell'ambiente e del risparmio energetico, raccontami della tua stanza e dell'invaderla di un'estranea che poi hai voluto spiaccicare sul muro in maniera che ci rimanesse con le tue poesie e un chiodo per le fotografie di ogni giorno da quando sono arrivata e mi sono voltata. I conducenti che intendono eseguire una manovra per immettersi nel flusso della circolazione, per cambiare direzione o corsia, per invertire il senso di marcia, per fare retromarcia, per voltare a destra o a sinistra, per impegnare un'altra strada, o per immettersi in un luogo non soggetto a pubblico passaggio, ovvero per fermarsi, devono: assicurarsi di poter effettuare la manovra senza creare pericolo o intralcio agli altri utenti della strada, tenendo conto della posizione, distanza, direzione di essi; segnalare con sufficiente anticipo la loro intenzione. Le segnalazioni delle manovre devono esser effettuate servendosi degli appositi indicatori luminosi di direzione. Quando i detti dispositivi manchino, il conducente deve effettuare le segnalazioni a mano, alzando verticalmente il braccio qualora intenda fermarsi e sporgendo, lateralmente, il braccio destro o quello sinistro, qualora intenda voltare. L'inversione del senso di marcia e' vietata in prossimita' o in corrispondenza delle intersezioni, delle curve e dei dossi. 

Raccontami della familiarità e della famiglia con le letture tue e mie (e di ancora altri) e del tuo sorriso guardando i tuoi e del ridere scansando il vino e chiacchierando a tavola. Ognuno un linguaggio, ognuno un coraggio. E' vietato guidare in stato di ebbrezza in conseguenza dell'uso di bevande alcoliche. Quando gli accertamenti qualitativi hanno dato esito positivo, in ogni caso d'incidente ovvero quando si abbia altrimenti motivo di ritenere che il conducente del veicolo si trovi in stato di alterazione psicofisica derivante dall'influenza dell'alcool, gli organi di Polizia stradale anche accompagnandolo presso il piu' vicino ufficio o comando, hanno la facolta' di effettuare l'accertamento con strumenti e procedure determinati dal regolamento. 

Raccontami di quando hai premuto il gec al mio telefono per metterlo in carica e da lì l'avrei tolto io dopo che tu eri già diventato uno dei miei jack di fiori in un gioco d'azzardo. 

Raccontami del gatto, delle unghie, dei baci, degli occhi, della noce, di uno spiffero d'unione tra istinto e raziocinio, tra accendino e mani. Durante la marcia i veicoli devono tenere, rispetto al veicolo che precede, una distanza di sicurezza tale che sia garantito in ogni caso l'arresto tempestivo e siano evitate collisioni con i veicoli che precedono. 

Raccontami delle parole che sono volate nell'aria come uniche mentre ci orientavamo su città distanti nello stesso cosmo e linguaggio. 
Raccontami dei cosmetici con cui si sono travestiti i clown alle nostre porte e che gli ho chiesto in prestito nel sentirmi darkbaby davanti al tuo campari&gin raccontandoti che sei importante. I conducenti, approssimandosi ad una intersezione, devono usare la massima prudenza al fine di evitare incidenti. Negli sbocchi su strada di sentieri, trattori, mulattiere e piste ciclabili e' fatto obbligo al conducente di arrestarsi e dare la precedenza a chi circola sulla strada. 

Raccontami dell'aria che ci è entrata dalle finestre insieme agli schiamazzi il giorno della festa. Questa volta anzichè ammazzarli ci siamo fermati davanti ad una pasta al tonno che adesso a tentare di mangiarla da sola non ha più sapore. Durante la circolazione si devono evitare rumori molesti causati sia dal modo di guidare i veicoli, specialmente se a motore, sia dal modo in cui e' sistemato il carico e sia da altri atti connessi con la circolazione stessa. Il dispositivo silenziatore, qualora prescritto, deve essere tenuto in buone condizioni di efficienza e non deve essere alterato. 

Raccontami della partita e di quanto ti sentivi stupido e in posizione nel buttarti su una palla che avresti lasciato al pavimento che pulivi. Raccontami dell'ironia, del sarcasmo e dello scoprirci quasi uguali. Raccontami di quanto siamo di versi e di musica e di sguardi sulla piazza. 
Raccontami soprattutto l'abbraccio con cui ci siamo colti alla sprovvista più volte davanti alle provviste di abbracci degli altri. 
Raccontami anche dei capelli bagnati prima del primo fiasco, dopo che ho vinto la sfida e l'hai pagato tu con la tua maglietta bianca. Il conducente ed i passeggeri dei veicoli, muniti di cintura di sicurezza, hanno l'obbligo di utilizzarle in qualsiasi situazione di marcia. I bambini devono essere assicurati al sedile con un sistema di ritenuta per bambini, adeguato al loro peso, di tipo omologato secondo le normative stabilite. 

Raccontami della voglia d'ammazzarsi su un tetto su cui io avevo voglia di restare e adesso le parti inverse di queste vite che definire amare e controverse è poco. Raccontami di quanto poco c'è voluto a trovarsi e a mettere a posto le sedie per dare posto anche alla platea. 
Raccontami del camion, della parte sbagliata da cui vederlo arrivare ogni volta e del gradino su cui abbiamo appoggiato la birra mentre mi cantavi sogni di rock and roll.  
Raccontami di sabato sera che non so se c'è stato, ma raccontami che non è passato. 
Raccontami che il passato l'hai visto in un video che riprendeva i miei occhi e a cui sei sfuggito solo nel nastro, ma c'eri, come su quel palco perchè era lui ad essere vestito di bianco. 
Raccontami di quante volte siamo partiti insieme senza darci la mano, ma insieme, magari mentre mi prendevi in braccio o in giro e del braccio, raccontami del braccio affianco a un braccio, mentre scrivevamo con il mio cd e la tua canzone ed il tuo stracciare il foglio ed il mio farti leggere dal tuo palco che lo avevi stracciato. 
Raccontami di quelle partenze insieme perchè erano immediate com'è stato il resto, ma ci siamo sempre ritrovati affiancati nella stessa strada con una maglietta verde ed una borsa.
Affiancati che voglio dirti piano qualcosa: raccontami qualcosa, che sia il contenuto del foglio stracciato o i miagolii sul tetto mentre non ci guardavamo, ma non raccontarmi di quell'emozionato. 
Raccontami di quando mi hai vista estraniarmi dentro i miei libri che mi avevi prestato tu, di quando hai visto quella pagina della festa scritta e creata per la prima volta: io che l'avevo inventata e tu che avevi dato l'ok per stamparla. La circolazione per file parallele e' ammessa nelle carreggiate ad almeno due corsie per ogni senso di marcia, quando la densita' del traffico e' tale che i veicoli occupano tutta la parte della carreggiata riservata al loro senso di marcia e si muovono ad una velocita' condizionata da quella dei veicoli che precedono, ovvero in tutti i casi in cui gli agenti del traffico la autorizzano. E'' ammessa, altresi', lungo il tronco stradale adducente a una intersezione controllata da segnali luminosi o manuali; in tal caso, al segnale di via libera, essa deve continuare anche nell'area di manovra dell'intersezione stessa. Nella circolazione per file parallele e' consentito ai conducenti di veicoli, esclusi i veicoli non a motore ed i ciclomotori, di non mantenersi presso il margine della carreggiata, pur rimanendo in ogni caso nella corsia prescelta. 

Raccontami di quando siamo salpati sul camion come per una missione e di quando ne siamo tornati vincitori di un'altra ed erano tutti un po' straniti tranne noi. 
Raccontami di quando hai proiettato l'idea che fossi dentro la tua vita a tagliare i panini per la festa e di quanto hai festeggiato nel darmi vinta la partita a biliardino. Non raccontarmi del biliardo che hai lasciato lì senza viverlo perchè non c'era la stecca giusta, raccontami invece dei tuoi palleggi con tutto ciò che t'è capitato a tiro mentre fingevi che non ti stavo guardando. 
Raccontami degli occhiali con cui ti senti figo e non vedi niente, raccontami della gente, della siculal in nero e di quanto ogni discorso, ogni abbraccio, quel guardarci mentre giocavamo e ti ero addosso su quella sedia, è stato vero. 
Raccontami del bar di Vittoria e di quello con il quadro vivo che non è mai stato dipinto di una donna che senti come mamma, di una figlia che hai saputo coinvolgere. 
Raccontami della fiducia buttata da quando forse ti ho detto una bugia, da quando non hai creduto, hai avuto paura o non hai capito. 
Raccontami poi di Vito e di come tutti hanno preso la sfida, non raccontarmi dei tuoi fratelli, ma mandami comunque la fotografia dove siete insieme. 
Raccontami di quanto ci siamo sentiti insieme, anzi no, raccontala a te stesso. 
Raccontami più tosto della strada che credi abbia perso o che credo tu creda. 
Raccontami che non è giusto, ti dirò lo stesso. 
Per arresto si intende l'interruzione della marcia del veicolo dovuta ad esigenze della circolazione; per fermata si intende la temporanea sospensione della marcia anche se in area ove non sia ammessa la sosta, per consentire la salita o la discesa delle persone, ovvero per altre esigenze di brevissima durata. Durante la fermata, che non deve comunque arrecare intralcio alla circolazione, il conducente deve essere presente e pronto a riprendere la marcia; per sosta si intende la sospensione della marcia del veicolo protratta nel tempo, con possibilita' di allontanamento da parte del conducente; per sosta di emergenza si intende l'interruzione della marcia nel caso in cui il veicolo e' inutilizzabile per avaria ovvero deve arrestarsi per malessere fisico del conducente o di un passeggero. 

Raccontami di un cappuccino al risveglio e del terzo bar che è stato il primo. Raccontami com'è bere un bicchiere d'acqua come fosse vino. Raccontami di come metteresti gli specchi chè non ci ho capito niente. 
Non raccontarmi niente. 
Raccontami di cosa fa rima con poesia e se trovi la mia rima ripartirai dal via. 
Raccontami del tabellone in cui noi non ci siamo messi, ma in cui tutto mi sembra muoversi. 
Raccontami se vorresti tornare in ognuna di queste situazioni. Raccontami le opzioni, le alternative che mi hai concesso. Io ti racconterò allora della faccia su quel cesso. 

Raccontami della zuppa, di quanto ti sei inzuppato quella notte mentre smontavamo dal cavallo e dallo stand che rimarranno entrambi. Ognuno un po' più solo. Raccontami della solitudine di dirsi convinti e poi trovare che è annullato. 
Del nulla mi hai già raccontato, raccontami del trovarsi. Che effetto fa dopo? si annulla? Raccontami di quando quello è stato il tasto che hai cliccato sul computer, di quando ti sei trovato a non rispondermi, di quando hai bucato. 
Racconto dei miei buchi, racconto di quando kay è stata lì, ma tu non mi rispondi e fai finta di non aver letto o vai a letto senza chiederti cosa ho scritto. 
Raccontami delle domande che abbiamo lasciato lì per tutti nell'aria. Raccontami ancora di quell'aria perchè per un condannato è l'unica cosa insieme ad una sigaretta. Una fa bene ed una male, ma come dire quale?! 
Nel pronunciare sentenza di condanna alla pena della reclusione per un delitto colposo commesso con violazione delle norme del presente codice, il giudice puo' disporre altresi' la sanzione amministrativa accessoria del lavoro di pubblica utilita' consistente nella prestazione di attivita' non retribuita in favore della collettivita' da svolgere presso lo Stato, le regioni, le province, i comuni o presso enti o 
organizzazioni di assistenza sociale e di volontariato, con modalita' e tempi che non pregiudichino le esigenze di lavoro, di studio, di famiglia e di salute del condannato. 

Raccontami che sei stato bene e sarà tutto lì e non farà più male. Raccontami tu quale. Quale fotografia vuoi ricordare? 
Raccontami del gusto del chupa chups e di quanto sono stata bambina. 
Raccontati di quella bambina innamorata di te che ha stracciato un foglio di cartone di birra per scriverci il modo per farsi ricercare, come hai fatto tu. 
Raccontami di te che non so se ne vuoi parlare. Raccontami del perchè anche senza documenti non puoi tornare a camminare. 
Fatti una passeggiata e poi raccontami di quei pantaloni bianchi in casa tua, di quei colori nell'orto, del tirarsi dietro le foglie, di quando ho lanciato i pop corn, ma non ho fatto centro e non avevo più voglia di festeggiare. Raccontami di quando dovevamo andare, del giubbotto nero con cui mi hai voluta vestire e che m'è servito in questi giorni per proteggermi da un freddo maniacale. 
Raccontami della mania di nascondersi, di quanto non sapevi che col tuo corpo sul mio mi sarei sentita protetta davvero, racconta di ciò che è verità, dimmela e poi riscoprila. 
Raccontami del muretto dove siamo rimasti noi come guardie in un fumetto. Raccontami dei racconti che non mi hai letto, ma detto. 
Raccontami del punto fino al quale ti sei esposto, raccontami del posto: erano quelle le distese di grano? Raccontami del finestrino che ho lasciato a te perchè potessi guardare anche dal mio punto di vista visto che non ci riuscivamo appoggiando le guance. 
Raccontami se sono stata un appoggio o un seggio dove votare in segreto la prova di una tre giorni banale. 

Raccontami di quando mi hai proposto di provare, ho cercato i cacciaviti che non c'erano, le viti che non c'erano, ma non ci siamo fatti male. Raccontami di quando li hai trovati ed eri solo con un pensiero che poi mi hai raccontato. Raccontami ancora una volta cosa pensi di ciò che ho scritto e dell'assurdo degli avvertimenti. 
Raccontami di quanto amore ho saputo solo prendere, fortunatamente insensibile e di quanto è falso questo. 
Raccontami del falsario che non ti rifà mai quei documenti. 
Raccontami di tutte le canzoni e le emozioni di quando siamo arrivati da dove eravamo arrivati e c'era fretta, ma avremmo voluto fermarci. 
Raccontami di quel tavolino come quando ho intervistato Vasco, raccontami di quando non lo volevi ascoltare in auto. Raccontami di quanto sei autonomo e di quando. Raccontami delle volte che ti ho raccontato che pensavano stessimo insieme e hai pensato che stessi io a crederlo. Raccontami se ci hai creduto e se anche senza sapere le regole del poker abbiamo bluffato bene. Raccontami che non credi io creda in altro. 
Raccontami dell'altro. 
Raccontami di quando mi spiavi correre, ti racconterò di quando ti ho spiato chiacchierare o sentirti indifeso. Difenditi. Raccontami di quanto non ti ho inibito se non quando te l'ho fatto notare. Raccontami di cosa hai notato in quel tramonto in cui ci hanno chiamato i tuoi. 

Raccontami dei silenzi in cui in vite diverse ci siamo detti tutto solo negli occhi che io dovevo avere su un libro nella pietra che ricorderai come mia e tu negli occhi degli altri con cui facevi il PR. Raccontami del pubblico anche lui in silenzio e delle relazioni così facili così difficili così facili. 

Raccontami del vedermi chiacchierare con le persone della tua vita, con i pupazzi della tua camera che ogni tanto porti in teatro. Raccontami del teatro quando mi hai chiamata prima. E dopo. 

Raccontami che ci sono volute 24 ore e delle labbra sulle facce. E del respirarci vicini. Raccontami se ti ricordi quando mi hai detto "vieni qui" addormentato, di quando mi hai letto ciò che avevo scritto. Raccontami di quando ti sei sentito insicuro, ma ti piaceva, di quando ti sentivi sicuro e ti piaceva. 
Raccontami della ferita sul dito, del martini bianco prima e poi, del piede che metti là quando guidi, del fatto che sei bello quando sorridi, ridi, e non. Del fatto che non mi sento innamorata di te, raccontami dei fatti.  
Raccontami del pescatore di asterischi e di tutti gli attimi in cui hai intuìto. 
Raccontami dell'intuito, di quando hai vissuto quelle intuizioni senza sapere che fossero. 
Raccontami di quanto ti ho già fatto bene e male. 

Raccontami di noi da una porta o un finestrino ad urlare e sussurrare e dire numeri e darci per matti perchè ci capivamo noi ed era giusto ed era bello così. Perchè siamo stati in libertà non vigilata. 
Stavi facendo un servizio allo stato? 
416.
(giovedì, 23 agosto 2007 alle 22:58)

giovedì 10 marzo 2011

Da allora in poi

Mi sono accorta che per sognarti meglio devo alzarmi dal letto.L'ho fatto.E ogni volta, come Ulisse con Nausicaa,non ho detto delle mie imprese eroiche,ma ho parlato a loro di loro.Senza furbizia,però.Da allora in poièandata che quando ho sentito di volerti mi sono trovata in trappola,ammalata,immobile a sbracciare e abbracciarti per farti capire quelle parole senza senso che chiamiamo voler bene, che vogliamo chiamar bene. Quest'immaginare e viaggiare, senza limiti, ha anch'esso i suoi bei fantasmi. Mi hai iniettato qualcosa di te che hai preso e mischiato al tuo sangue chissà dove. E con chi. Ai miei marinai io non racconto spesso i sintomi di quest'infezione. Da atleta scorretta con la stoffa del gangster capriccioso, a cavallo nel mio vagone seduta, verso di te e con gli occhi bassi rivolti, poi, sui miei scontrini battuti a mano, ho avuto quella libertà che cercavamo, quella di cui colorarmi le dita e spiegartela piano per prendere il largo o il volo. Sono state felice, davvero. 


(da: appunti a pennarello da sniffare scrivendo - 8.21, 10marzo2011)



martedì 8 marzo 2011

Viaggiatrice in mercedes

Gabbiani non ce n'erano. 
Gabbie nemmeno. 
C'erano case isolate che da sotto avrei detto decisamente assolate. Poi c'eri tu come non potevo vederti: tremendamente distante. Più in basso di me, ma ugualmente uno pieno di sè. 
Tappeti, tanti, come ci si potesse atterrare sopra per prendere il sole. Una enorme spiaggia di terreni che sembravano coltivati in minima parte... anche il nostro rapporto è stato sempre così. Te ne accorgi se cambi prospettiva. 

Il 30 marzo non erano ancora le 19.30 eppure già mi comparivano in testa tutte le fantasie che mi avevano suscitato quei dannati tettucci senza nessuna punta. Spieghiamo ai bambini che stanno disegnando qualcosa di inesistente, per favore. 

Avevo l'adrenalina che prende in corpo quando hai un treno da rincorrere. Più quieta perchè non ero in ritardo come al solito, stavolta. Tu, tutto organizzazione, coinvolto e sconvolto dalle mie prospettive di mediazione con un carattere come il mio che porta a prendere la ferrovia di corsa, scoprendo il binario mentre cerchi altro fiato nelle tasche e lo trovi nel biglietto da vidimare alla macchinetta gialla. 

Ogni viaggio per me è un block notes e non solo perchè di solito vado e ne compro uno nuovo da riempirci le mie librerie delle incomprensioni di mia madre e tue, ma anche perchè è tutto un 'appunto', un ritrovare sensazioni che si vivono sempre allo stesso modo ovunque vai. 
E pure no. 
Sono tornata da casa con un sentire diverso, più consapevole che c'è qualcosa di mio che non scappa, anche quando il treno è partito e l'aereo è volato. Sono tornata a casa con il rospo in gola alla vista di quel cartello con la scritta di un paesino da 4 vie e algoritmiche emozioni da regalare fin dall'entrata...come fosse il regno di carte di Alice, si sono piegate tutte al vento in quell'aria che sapeva della mia solita libertà. 

Ho fatto scorta, nella tracolla, di annotazioni da portarmi dietro fino alla prossima partenza. Non è che aiuti ad assottigliare la distanza, a non sentire mancanza, ma è come se oggi foste tutti nella mia stanza grazie solo a quegli appunti. Sul cuore...non è che amore. 
Si dice così e non sono solo note di libri perchè dove ho scritto 'Borges' c'è di mezzo un sorriso mio davanti alla bocca di suo padre che legge e dedica... lui sì....lui s'accorge e non demorde. 
Dove c'è musica, c'è il sentire di un pezzo che so nell'istante che legherò a quel pezzo di presente. 
Dove c'è un ricordo, c'è il coaugulo del crocicchio che mi fece ridere e la mia pietra, sempre. Lo scorpione non mi ha detto niente. Se n'è scappato mentre lo toccavo col gancio arrugginito che è diventato roba mia. 

La barba di Barabba è volata nello stesso vento....non sapeva che non l'avrebbe persa, dopo averla tagliata, invece è rimasta legata alla mia cattedrale dai drappi rossi forse per Pasqua. 

Non faceva più a gara la brina.... andavo a dormire prima che sfiorasse tutti quei fiori assurdamente vivi eppure riesce a toccarmi l'anima pure senza farsi vedere. Ci sono certe condizioni di freddo interiore che non smarriscono la via di fuga, ma preferiscono rimanere. 

Gli innamorati sono tutti simili, tranne me naturalmente. Nei primi approcci con l'altro sesso poi, sfiorano il ridicolo con la stessa consapevolezza di quella brina che sostenevo. 

C'era una darkbaby in erba nel pub... l'erba a Torino l'avrebbe fumata, in Lucania l'ho portata io e a Roma, lì in quella birreria messa all'angolo, cercava solamente di essere scuola per una ragazza che non sapeva che strada prendere. L'avrei portata con me perchè rideva, poi la sua antipatia sfrontata ha vinto e non gliel'ho chiesto. Dire che le avrei offerto ciò che cercava, già solo in un gesto. 
Ragazze più grandi non le davano retta eppure stava portando avanti il suo spettacolo con tutta la timidezza che le serviva per sembrare vera. Appoggiata la testa alla spalla del suo fidanzato, poco meno che adolescente, non ci stava che pochi secondi, poi aveva già qualche frullata ad eccitarne gli animi. Lui poi non poteva che sentirsi uomo con la mano di lei provocatrice ingenua tra le gambe... non fossero stati jeans non avrebbe fatto scoppiare a ridere altrettanto, ma gli amici invece erano tutti invidiosi e le altre non parliamone neanche. Si cresce puttane fin dalle prime indignazioni, se finte. 


Io avevo su la mia maglietta 'metal', credo. L'avevo indossata pensando ad un altro mentre mi preparavo per la serata con lui. Una minigonna può regalarti a notte inoltrata il sorriso che cercavi dopo tutta una sera persa tra le masturbazioni altrui e lo smontare pezzo per pezzo le costruzioni in testa ad una ragazzina senza originalità. 
Il giovanotto faceva a gara con la birra cercando di berla tutto d'un fiato senza riuscirvi. Lei mimava stupore perchè lui potesse guardarla, ma non capiva che era tutt'intento a non soffocare e non le dava dunque certo retta. Io m'arrabbiavo per finta ancora una volta con la mia schiuma odiosa e odiata nel bicchiere e pensavo che avrei fatto meglio ad ordinare una vodka. Lui, astemio, diceva alla cameriera di non correggermi la birra col gin. Lo lasciavo fare e tiravo a campare anche io in quella serata assai divertente nel ritratto che puoi fare, da sobria, alla gente. 

Persone al lago non credo ce ne fossero, non le abbiamo raggiunte comunque. 
Avevo freddo e aspettavo il suo arrivo nel pomeriggio, ma il 'tardo' aveva tramutato il suo appuntamento a serata inoltrata e non avevo avuto voglia di cambiarmi abito e umore. 

(martedì, 21 aprile 2009 alle 14:46)