SPIRALE CICLICA

Si corre soli. Si corre come cani senza guinzaglio in strade di paesini senza padroni. Eroi per giorni che se ne sono andati come faremo noi con le museruole sciolte, ma senza accorgerci. Ci saremmo portati bottiglie di vino rosso e penne scariche se avessimo saputo. Un cast di attori più che di eroi.

giovedì 8 marzo 2012

Paolo al Folkclub

Hey bluesman, quando si spengono le luci tu scurisci la voce roca nel whisky, appoggi le dita a tastare il braccio della tua lady e le ragazze diventano languide. Loro frugano nel buco nero delle loro borse, a cercare rossetti. Si stusciano al collo dei loro uomini e gli soffiano negli orecchi lasciando lividi viola tanto baciano forte. Hey bluesman, le donne spalancano gli occhi. Usciamo tutti dalla gabbia per mano.

E' stata la tenerezza a fregarmi, mon amì, è stata la tenerezza questa volta. Come potevo, io... come...?

Adesso c'è terra sui miei piedi puliti, odore di asfalto che brucia, di lacrime, di polvere da sparo. Ho zucchero in bocca e lui non è qui. Lo porterei con me subito, forse perchè qui è il posto più improbabile dove lo vedrei. Nella cantina di stasera starebbe bene quanto il colore delle travi; come un quadretto alle pareti e nei suoi occhi scorrerebbe corrente. Occhi frastornati non dallo sfregare dei pugni, non dallo sfregare le tue corde, bluesman, ma dal frastuono del vento d'oltreoceano che ci hai portato, dal baccano di questa verità a pezzi, fatta ferita, che sbatte di qua e di là tra le candele e i bicchieri di vetro a terra a saporare ancora di birra consumata.

Hey bluesman, questa afa agli occhi è uguale uguale al freddo che ci si blocca in gola nella città a te stasera ancora un po' meno straniera. 
Hey, amore, non guardarmi così truce in volto, è stata tutta colpa della tenerezza. Sono caduta sulle scale e non ti ho ancora assolto. Per certo non potevo vederti con i miei occhi bassi. Però se ogni notte mi manderai un poco del tuo respiro e una goccia di saliva come pioggia, te lo giuro, non cado più.

Hey, bluesman, tu gracchi e a noi si aprono voragini. Ho capito di aver sentito l'onda di quel mare agitato che siamo. Là, c'è il mucchio con tutte le nostre pistole. Hey, l'ha abbracciata lui senza curarsi dei capelli in bocca; la ragazza scuote la testa così forte che Pino impazzirebbe. Bluesman, non dovresti permetterti tutto questo. Dovrebbero ora riportarti in cella o incellophanarti muto. 

E allora, bluesman, alla fine hai accompagnato a casa la tua lady, ma qualcosa è rimasto nel profumo di legno di quella cantina. E' un veleno che sa di sangue e non riesco a togliermelo dalle vene. E' tutto quel fremere assorto per cui rivolevo i pensieri miei. Sono le travi verdi che qualcosa di vivo han toccato davvero, dove anche l'oblio abbiamo visto vicino. Ti vien voglia di crescere. E' tutto quel che si è sciolto come la cera mangiata delle tue candele ed è tutto quel che non voglio dire. Sa di strade in cui vieni catapultato e di bambole e drink da stringere in pugno. Di cani che sbavano addosso, tute di pelle incollate sul corpo e kebap cotti per strada. 


17-2-12

mercoledì 7 marzo 2012

Fiera dell'abitudine

(Lei si disse)
Quando mi sveglio e ti scorgo qui,
pronto per partire al lavoro,
intento a girare tra le stanze di casa
preparando le ultime cose,
mi saluti e io penso
che in quest'istante d'intimità mostruosa
non c'è niente che non vada;
forse nemmeno le tiepide lenzuola
che non t'avvolgono;
magari neppure il fatto
che sei fantasma di qualcuno
che non sogno da oltre un anno.
E mi accorgo
che per te è tutto normale,
ché il ruolo di sbagliata è cicatrice
calzata da dio sul mio corpo, dipinta
a pennello, attraente, e vanitosa
quanto quella del "parto".
Seducente e dispettosa, orgogliosa,
fiera dell'abitudine che riposa.


8.14 - 30-1-12