SPIRALE CICLICA

Si corre soli. Si corre come cani senza guinzaglio in strade di paesini senza padroni. Eroi per giorni che se ne sono andati come faremo noi con le museruole sciolte, ma senza accorgerci. Ci saremmo portati bottiglie di vino rosso e penne scariche se avessimo saputo. Un cast di attori più che di eroi.

sabato 12 gennaio 2013

A-(b)braccia


Ragni nel vento 
i tuoi rami non mi toccano 
il cappotto. 
Passo sotto e restano 
come grucce inermi 
che reggono 
il pesante rapido incessante scorrere di veggenti 
persi, spinti, spiriti perduti, nulli. 
Farciti di noia, 
infagottati nell'abituarsi 
a non saper guardare. 
Di che candore ti sei mascherata, anima mia? 
Con quale feroce pulizia? 
Di che colore hai le piume, questa sera? Dimmi 
Quanto brutta sei, così svestita e straniera! 
Sbilenca, che nemmeno sai d'esser zoppa! 
Le tue rotaie cigolanti fanno il verso 
ai passeri lenti con zampette tremanti. 
Tu hai freddo. 
Non ti darò tregua, 
nemmeno morta 
quando Faccia di Tigre 
ti racchiuderà 
che sarai colle ossa a pezzi
sgranocchiate dal solito topo. 
Queste poche foglie marroni 
non sono spugne, ma ventose, pupille, 
per sturare dagli occhi 
frammenti di sogni secondi 
a fare i vermi 
dirsi presenti in ritardo 
e non rispondere 
all'appello, 
sparpagliarsi in fuga 
odor di tartaruga. 
Nido o guscio fa lo stesso, 
tanto in questo ghiaccio spesso non c'è posto. 
"Rapidi! Che c'è da sbrinare ancora i vetri!" 
Lo dicevano mamma e papà, 
nelle mattine d'inverno 
in cui la scuola si faceva tana, 
tardi, 
col riscaldamento acceso a giorni. 
Portavano giù per le scale 
le bottiglie d'acqua col fumo 
che usciva dai tappi, 
che usciva dalle bocche stappate 
solo per quei richiami strilli 
che neppure i rami allarmati di questi tronchi 
spelacchiati e comunque muti 
oggi 
riescono a replicare. 
Io cammino con le mani
e volo ancora 
senza ancora saperlo fare 
e non mi so fermare. 
Hai gambe nude, gelate; 
labbra enormi, 
labbra stanche, 
labbra come occhi 
per assaggiare ciò che incontri; 
occhi unti. Occhi, molti. 
Usali tutti! 
Per chiuderli in casa, 
addormentarli 
e poi immaginarti ogni cosa 
pregandola di esistere, 
facendo della mente la tua fede
Lei non finge mai 
se srotoli i sensi 
e non ci pensi. 
Tienimi addosso come il tuo profumo migliore,
come lingua parla quella della mia pelle, scivola e lascia il segno,
mi faccio acerba come sfortunato acino d'uva a gennaio
e ti incrocio incerta come donna mai uscita di chiesa,
colpevole di non esser sbocciata, di sentirsi spaventata da vecchia.
Ti regalo tre bracciali di colori diversi
e ti guardo correre sul posto
intanto che aspetti fine marzo.



12-1-2013 
18.03 
h.n.