(s)cogli li (C.B.) |
Lì dove le ciglia sbattono sul rimasto sonno
ho ritagliato la tua fisionomia in due.
Poteva essere un'idea di ritratto copiata a mille fotografi;
un modo originale per ricomporti una volta sognato di nuovo
o l'immagine d'amante reduce di sfogo di rabbia, e strappata.
Lì dove le ciglia si sdraiano sull'occhi senza volersi alzare
vorrei prometterti quel curioso ovvio caffè
mentre son qui che lo vado a preparare per loro, me,
tra i fornelli fermi in cui mi rendo conto
di non averti cucinato bene.
Lì dove i miei occhi sono scogli su cui puoi giusto arrampicare,
increspandosi le ciglia sul loro colore di schiuma
trasformano in onde che vorrei stamani agitare e più ancor più
incredula e incerta di fronte alla sorpresa
del tuo precoce procace ritorno da drammatico film d'amore
cui rispondere con mie parole rancorose e stronze
farcite dei sapori da cui non hai voluto farti accarezzare.
Il mare mosso l'ho rimestato di dentro per sentire il tintinnare dello shacker.
Ed in questo secondo risveglio singhiozzo e non ho pianto.
Nemmanco bevuto.
L'aria non è alla porta
e i tuoi pugni pure non li sento.
C'è modo e modo d'esser violenti.
C'è forma e modo per trovarsi nolenti.
Ci vuol modo e stile a sentirsi dolenti.
1settembre 2010 ore 9.54
h.n.
(arlecchino - de gregori)