SPIRALE CICLICA

Si corre soli. Si corre come cani senza guinzaglio in strade di paesini senza padroni. Eroi per giorni che se ne sono andati come faremo noi con le museruole sciolte, ma senza accorgerci. Ci saremmo portati bottiglie di vino rosso e penne scariche se avessimo saputo. Un cast di attori più che di eroi.

martedì 10 gennaio 2012

Molo


Spesso la gioia di vivere ho incontrato:
era negli occhi blu di mia figlia appena è nata;
è nelle rotaie quando su ci sferraglia il treno;
a ogni lettera fu nell'inchiostro, seme nella carta;
era in quel secondo bacio da estraneo sulle labbra;
è nel guardarti mentre soffia libeccio, e bevo vino;
sta sul cuscino, tappeto per un sogno;
è rosicchiata dal mondo di contorno;
sta tutt'austera quando le giri intorno;
gioca da mimo se mi passi vicino;
va sott'al letto, adesso, ché t'aspetto.

E mollo tutto.
A te basta alzar un sopracciglio
per buttarmi giù,
occhio!
Fammi però giocare ancora un po'
ad essere forte e distante.
Sai come ammaliante
è il potere di sè che ci reinventa.
Delle collane che mi hai regalato
ne ho fatto un cappio sfilacciato
e ci acchiappo il mio tempo, vivo,
s'allunga di perle ogni momento,
lo addobbo di vento,
lo spoglio del sangue,
lo bevo ed intingo
sul mio tavolo ingombro.
C'è il diario del giorno,
il libro di turno,
il bicchiere cocciuto,
la foto del viso svogliato che hai
attaccato su uno specchio spaccato.
Ho rotto un frammento,
scocciato, mentendo;
ne ho fatto una scheggia
che ha fatto ormai breccia
sul dito puntuto
che cuciva il vestito:
in-carta.
Ho agghindato di pietre il presente
per restargli ancorata
con mia corazza di ghianda
e farlo più bello
nel diluvio monello.

Ti sto lasciando la mano,
devo dirlo di nuovo.
Spesso la gioia di vivere incontro,
la ripongo in soffitta dove sogno.
Tra bauli annegati in polvere
e profumo buono di vecchio,
di umido ordinato sulle mensole in legno spesso.
Chiudo il lucchetto
e abbraccio la finestra senza uscire
così d'affezionarmi bene
alla primavera che non è.
Mi accartoccio.
So di mare e so di te.
Affogo nella doccia intanto che colgo gocce
sulle dita come insetti che pizzicano
corde del mio corpo trasmutate in strumento
e le canto
sbattendo i piedi
perchè sono i miei capricci e schizzi
per cui ho bisogno d'acqua, di ombra e di un gilet.

h.n.
18.09
10-1-12

(Jono Manson - The power of one)

2 commenti:

  1. inizia con uno scippo poi si regge da solo benissimo in piedi

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  2. non è uno scippo. semmai trattasi di citazione e 'risposta'.

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