SPIRALE CICLICA

Si corre soli. Si corre come cani senza guinzaglio in strade di paesini senza padroni. Eroi per giorni che se ne sono andati come faremo noi con le museruole sciolte, ma senza accorgerci. Ci saremmo portati bottiglie di vino rosso e penne scariche se avessimo saputo. Un cast di attori più che di eroi.

venerdì 29 maggio 2009

Cosa stai aspettando?

Pietra Lavica - Federico Sirianni

Il barile è ormai vuoto,
ma tu cosa stai aspettando?
Cerchi ancora di leccarne il fondo,
sei una stupida.
Non ti accorgi che è vuoto?
e se qualche tempo fa non lo era,
se qualcuno aveva versato qualcosa,
ora s'evapora, non c'è;
l'aria, il sole ed il tempo
se lo sono portato via.
Cosa ti aspetti?
Hai quest'espressione spenta,
ma gli occhi che luccicano
sul parabrezza davanti,
dove ti specchi quando sei in ritardo.
Tanto lui è testardo!
Non cambierà idea su di te così presto,
aggiungerà quest'immagine a quella che aveva.
Mi sembri distante,
sul bordo di questo bicchiere
di cui controlli col dito il contorno,
ma il barile è già vuoto, buttato lì intorno
e tu ti rifletti su quel vetro.
Perchè non metti in moto?
perchè non torni indietro?
perchè lui è appannato, rigato
forse ne hai rotto ancora un pezzo.
Penso a quando ho bevuto,
era il tuo sangue, per salvarti:
ora è quel sangue che disprezzo,
mi hai tagliato proprio quel dito,
lo stavo usando per incolparti,
per attaccarti responsabilità che non hai,
appiccicare a te le etichette che mi sono rimaste.
Non ho tenuto abbastanza libri,
ho perso tutte quelle parole che mi dici,
non ti so dire più nulla,
mi sono rimasti questi baci.
Ma i cioccolatini da soli non ci servono
perchè quando non potremo mangiarli
ci rimarranno solo amarezze
e non sapremo più come scioglierle
con le nostre strane certezze.
Cosa aspetti?
Cosa ti manca, cosa non hai?
Lasciamoci liberi di andare per la nostra strada,
tanto ognuno ha il suo bagaglio di guai.
Non siamo riusciti a scambiarci quel barile,
solo a sparpagliare a terra i nostri doni
con qualche colpo di fucile,
e non siamo neanche convinti
che in qualche cosa potremmo essere più buoni.
Questa volta il motore l'ho acceso,
stavo anche per partire,
mi sono fermata un istante
cercandoti soltanto per capire.
Non ci sono più riuscita,
il barile era già vuoto,
ho svoltato e sono andata
via.

mercoledì 27 maggio 2009

Inadeguati nei nastri

Ciechi al nuovo sorriso, mille anime racchiuse nel segreto del mondo, i due occhi di quando avevi otto anni. Nastri. Quelli con cui da piccola giocavi a pettinare la bambola; quelli di quelle cassette che ricordo bene. Nastri per unire a te la fantasia di quel piccolo sole selvaggio, quest'indole sempre troppo selvatica per essere addomesticata troppo facilmente. La locanda di quella sera, l'ho vista chiusa passando in macchina. Riaprirà domani? Ti accoglierà di nuovo per insegnarmi la ricetta del tormento, e poi ricorderò come uscirne come un tunnel troppo lungo e troppo buio: nastri che ci legano, vietandoci il "volo". Ma io ti chiamo per nome, non permettermi di scappare. Mi hai presa per mano e brillavamo e cantavamo sotto la pioggia dietro il nostro divano. E poi in quella chiesa abbiamo fatto l'amore e ringraziato dio senz'offesa, con un "parto" ho riacceso il motore. Nessuna fuga, nessuna sragionatezza, hai ripreso la strada di casa, era ora, e abbiamo viaggiato insieme, sempre verso strade mezze sconosciute. Diretti all'aeroporto. Atterravano. Erano lenti, metodici, cumuli di nostalgia e mi raggiungevano ogni volta che avevo paura. C'è un fiore in quell'erba, guarda! Era il nostro ulivo. Che ci facevamo lì abbracciati in quel modo? spesso l'ho pensato: "che ci facevamo se siamo persone qualsiasi?" Che ci facevamo in quei momenti io e te? Eppure ci sto bene. E' vero che in alcuni casi non si è abituati a sentire che ci si vuole bene e basta. E poi ho paura di rovinare tutta la magia; ho paura di non capirti; ho paura di prendermela troppo per cose che per te non hanno peso e ho paura di non figurare nei tuoi ritratti o che tu abbia sbagliato colori per riempirmi. Piano piano continuiamo discretamente a riparare semi nella terra e ogni tanto immagino ancora che queste siano le basi per la nostra casa sull'albero in questa grande e precaria giungla di sughero. 17/11/2003 1.56 am Dobbiamo dare un nome al fine che ci tiene legati. Prendi questa mano, zingara - Francesco DeGregori

martedì 26 maggio 2009

Piccolo maestro riparti da un se

Se avessi modo di nuovo di spiegarmi Forse riuscirei ancora un po’ ad amarti. Ti sei buttato addosso a me Come la scheggia d’un bicchiere mezzo pieno Coi suoi spruzzi. Lo champagne era finito già da un pezzo. Se partissi adesso Forse ti direi ch’è tardi Anche se fosse invece presto E ti rattristeresti nel pensare che io posso. E se posso allontanarti Allora è perché so che su nei boschi C’è ancora chi crede in quel destino Che delle scelte d’ogni uomo sia il cammino. 6/9/03 1.50 am Voglia di libertà - Pierangelo Bertoli

domenica 24 maggio 2009

Avrei bisogno di…

…di una di quelle stanze spente, di uno di quei poster grigi, di un po’ di quel calore e quel colore… di un po’ meno avversione…tensione… Avrei bisogno anche di te, che tornassi adesso, in una notte buia e di tempesta, per raccontarmi una fiaba prima che mi addormenti… nonostante tutto… e tutta…l’avversione… quella stupida tensione… Avrei bisogno di ricordare, di ricordarmi. Avrei bisogno di riascoltarti, avrei bisogno di capire, di capirti… di non giocare più a nascondino con i sospetti. E avrei bisogno anche di uscire… lasciarmi dietro qualsiasi sbarra… che di sbarre anche solo ne ho superate tante.. …Di un po’ di rock, forse d’un’emozione, di quelle che si provano solo quando c’è l’Amore e non vuol dire “stiamo insieme” forse, o forse non soltanto, perché se questo fosse solo un acquazzone non avrei più bisogno dei tuoi ombrelli, ma mi rimarrebbero sul cuscino i tuoi capelli… Avrei bisogno di sapere cosa è giusto, ma non lo sa neppure dio e allora resto qui, e faccio a modo mio… Ma poi avrei bisogno di saperti E anche di sapere l’abc di quei tuoi sguardi Perché mentre mi guardavi magari non era Amore, ma insieme stavamo bene, e forse non è “il giusto” (che non ho mai nemmeno ben capito cosa sia) ma “vero” sai anche tu quanto lo sia. Di stare in silenzio ad ascoltare il tuo silenzio; di rivedere i tuoi occhi, solo così, come assenzio; di ubriacarmi di vita e sentirla ancora mia come oggi, come adesso, mentre non ho bisogno d’altro che di essere me stesso. Di quel caminetto ne ho bisogno stasera, ma tu non lasciarmi da solo più tardi perché, anche se non sarà che per ora, mi regalerai comunque un sorriso e un po’ d’aria. 9/6/03 23.03 Quattro stracci - Francesco Guccini

venerdì 22 maggio 2009

Cogliere l'orizzonte che cambia

Non dirle che non è così - Francesco DeGregori Camminando una domanda per passo mi accompagnano la canzone che sto ascoltando mentre ti ricordo di nuovo. Sono di quegli interrogativi a cui non mi aspetto risposte perchè mi bastano i fatti. Constatazione curiosa di uno stato d'animo che alberga troppo raramente in me, abituata come sono ad essere giustiziere di liste infinite di "perchè" come fossi bambina. Forse stai passando in auto di qui anche ora, forse - a parte la nostra estraneità rinnovata - non è cambiato un granchè. Altra considerazione un po' strana visto che le note di una canzone talvolta, come oggi, vengono lì nelle orecchie proprio a sussurrarti la descrizione del quadro delle emozioni di un'età cambiata radicalmente in qualcosa più che un anno. Non ci conoscevamo e già allora sarai sicuramente a mia insaputa passato per le vie del mio quartiere. Eppure la consapevolezza recide le radici di similitudini sconsiderate e carpisce dentro di noi il segreto di un 'tutto' diverso. La consapevolezza lo fa, lo fa ogni volta che ci prende e ci porta per mano nel territorio di ciò che "potrebbe essere". Quanti giorni sei rimasto a piedi e ti sei fatto imprestare l'auto? Con quali pensieri tra idee ed impegni hai gettato un'occhiata al mio cancello e non mi hai vista mentre ti interrompevo l'organizzazione di una serata passeggiandoti in testa con l'mp3 nelle orecchie? Tu stavi ascoltando in quell'occasione la mia stessa canzone? Ti sei chiesto perchè fosse strano riviverci estranei e mai più fino in fondo? Penso a numeri e non a te. Il numero di barbecue avvenuti in una casa che ormai riesco a definire tua; il numero di volte in cui sdraiandoti presto sul letto hai aspettato il sonno chiedendoti come sarebbe andata se tu ed io entrambi avessimo percorso strade più vicine. So che ci hai pensato ed il timore di ammetterlo è stato già da giorni soppiantato dalla paura di reincontrarti senza avere niente da dirsi. Solo guardarsi, ma con una coscienza ed uno sguardo diversi rispetto a quando tutta la nostra conoscenza incominciò. Anche il 'sentire' sarebbe chiaramente d'altro, eppure credo di non poter dire se oggi ci siamo capiti più del primo sguardo. Continuo a guardare la giostra che suona la mia canzone, mi piace guardarla e non so se sia più divertente acchiappare uno di quei coniglietti che girano o mettere in tasca le paure e andare avanti per questo marciapiede pieno di sole in un'altra estate ormai lontana da noi. h.n.

giovedì 21 maggio 2009

Altalene per impiccarsi

Senza far rumore - Daniele Silvestri Quanti? Di questi momenti. Piangere senza che nemmeno se ne accorgessero. Pensare che non capivano niente di me. Ritrovarsi soli. E non poterlo essere mai. Rimanere sempre legati ad una corda. L’equilibrio si perde dondolando troppo. 26/7/03 13.28

mercoledì 20 maggio 2009

Una notte d'estate

Estate - Michel Petrucciani Una notte d'estate. Con i colori delle auto, ed i loro autisti chissà dove vanno. Io così sorpresa e innamorata e stupita dal non sentire sonno. Ascolto il pianoforte della mia vita mentre mi cosparge di gocce di caffè, piccole emozioni che non so dire. I ricordi se ne vanno e si mescolano sempre di più a questo oggi malinconico e combattivo. Nella voce delle nostre canzoni c'è racchiusa tutta la forza di cui mi sono servita in questi anni per rendermi conto che in fondo alla vita c'era sempre un cuore, una punta di passione che scriveva il mio destino. Capisco la mia indipendenza stanotte, la mia autonomia, il senso di solitudine e la paura che a volte mi fa, ma questi curiosi pensieri notturni mi fanno compagnia e l'abitudine ha buttato il suo quarto asso. Mi addormento e lascio alle stelle del cielo il diritto di stare a raccontarsi, mi avvicino un po' a te e rimango a guardarti. Buon mattino. 2/8/2003 ore 2.59 am