(6.42)
Fiamme pupille,
blu e gialle,
febbre freme
e bolle.
Partire,
l'ho deciso in due ore.
Odore di petardi sulla via
scivolosa.
La valigia a rotelle
rumoreggia
scheggia, sul lastricato che
bagnato, chiede pietà.
La pioggia di ieri
gli dorme addosso
e al cielo muore
e sale: fosse fumo di treno a vapore.
Ha dato eco a scoppi
di risa in notturno
ancora non è turno del giorno,
scappo, immergendomi a-fondo
in questa vasca di voglia
di toccare,
folle, frenesia che muove
le molle nel mio camminare
e nasconde auto,
persone, maniere,
mi mantiene in piedi,
mi spintona avanti.
Oltre è tutto zitto
in questa finestra d'alba buia.
Passi mi solleticano, son sveglia:
tic tac; tic tutti
gli artifici tuoi
di ieri sera
hanno riempito l'aria
fino a qui
e domando s'è giustizia
e voce di vita
amarti così
per come sei. E sono,
sono lancette come spade
ad aver donato pace
al correre
e alla luce
ch'attendesse ancora un po',
ché non c'è fretta
e non c'è tregua che senta
se non nel tuo prendermi
quando saltellando per regioni,
scavalcando le altrui ragioni,
vengo a stare un po' di fronte
ai limiti d'infiniti sorrisi
da guardare in faccia - sempre!
coi miei occhi sui tuoi, specchi,
che son già qui che ridono
felici,
un po' più vecchi.
13.20 h.n.
27/10/2012
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