SPIRALE CICLICA

Si corre soli. Si corre come cani senza guinzaglio in strade di paesini senza padroni. Eroi per giorni che se ne sono andati come faremo noi con le museruole sciolte, ma senza accorgerci. Ci saremmo portati bottiglie di vino rosso e penne scariche se avessimo saputo. Un cast di attori più che di eroi.

lunedì 1 febbraio 2010

15.01.10 - Aprite i forzieri, fuori gli uomini!

(Alamo - Vecchioni)

Dov'è finita la fretta di me? No, tu non ci sei, ma due altre sorprese m'attendono: una è il cielo strisciato d'un mattino appena incomincio.
E' rimasto un solo colombo di turno sul tetto.
I campanili sono tutti austeri con i loro orologi pronti a svegliare il paese. Magari anche te.
Vorrei cambiare oggi e aspettarti nascosta, spostarmi di lato con fotocamera pronta e sorprenderti senza che ti spaventi. Incorniciare i ricordi.
Al suono delle campane di tutte le cattedrali nelle piazze è scattato il cambio della guardia tra i piccioni davanti. Poi sono comparsi anche gli altri. Gli uccelli stanno riempiendo le antenne delle case. Sulla tua non mi sembra tu sia arrivato. Non posso vederti. Potresti esserci adesso, magari alla stazione.
Dimmi quale e trovo il modo di recitare la scena d'aspettarti. Scopri il modo e riuscirai ad avere qualcuno con l'adrenalina scocciata per il ritardo di trovarti.
Solitario; in distanza; comunque allegro, almeno ieri, almeno penso.
I colombi beccheggiano caffelatte sul tetto. Due, appartati, si danno baci senza che ci facciano caso le auto che abbandonano i parcheggi.
Dall'altro lato di casa le nubi giocano un nascondino diverso da quello che conosco e lo fanno insieme alle punte sale e pepe di montagne nude.
Magari sei lì che gironzoli, magari c'è qualcuno più sicuro di te. Magari un pettirosso col petto rosso e non la coda. Magari dovrei correre lungo la diagonale di casa, attraversare stanza per stanza senza buttare gli occhi sulle pareti, adottare qualcuno anche di là e cercarvi entrambi. Potrebbe essere divertente come gioco di bimba o stancante. O potrei perdere tutto. Non posso.
Volevo proteggerti dagli incubi di oggi, da cadute o criminali famigliari. Ci riuscivo nel mio sogno disadattato agli umori del giorno.
Anche i miei amici nelle loro case si svegliano, ma resto in distanza come fa il pettirosso. La mia non è indifferenza, forse disinteresse. Dieci minuti alle dieci e il pettirosso scuro si mette in posa per un servizio fotografico intero. Ha la faccia nera e il becco piatto.
Un'ora dopo torna con piccoli saltelli in balcone tra pavimento e una ringhiera di sbarre che non possono ingabbiare. C'è un sole caldo che pare estate, ma il cielo brontola e dentro non si vede volare nessuno. Il pettirosso ha saltellato e l'ho seguito fin su un albero di foglie già verdi, più in là. Quando s'allontana diventa piccolo, ma non per me.
Forse è passata anche la mosca. Ora che c'incontriamo da giorni quando guardo il pettirosso controllo il colore della coda per far finta di riconoscerlo, ma poi so che è lui perchè credo al nostro costruire questo rapporto di incontri gelosi e mattinieri. Potreste essere tutti uguali voi pettirossi, potrebbe volerci poco a sbagliarsi. Sì, la mosca era qui. Le ho chiuso la serranda in faccia ed è andata via offesa. Speriamo ora non vada a bruciare auto. Non posso far finta di niente e sottovalutare le reazioni di una grande umiliazione o torto subiti.
Mi abituo alle tue abitudini, mentre tu poi sta a vedere che vuoi scombinarle. Pure io.
Tre aiuole innaturali nel mio bagno accolgono i passi dei piedi rendendoli morbidi come davvero non fossero tappeti.
Cambio penna e colore ogni tanto e canzone. Sulla lavagna scelgo quale scrivere. La lavagna è rimasta gobba per il calore del termosifone di sotto. C'è un davanzale di mezzo che non si fa i fatti suoi.
Cancello le parole e sembrano tappeto di pittura o onda bianca, un tutt'uno e non tante piccole parole. E cancello perchè se no s'intorpidiscono. Uso i miei piccoli mezzi per mandare messaggi anche se inutili come quelli che avrei potuto inviarti con questo telefono scomodo e la lavagna è senz'altro sincera e non di facciata pure se contiene messaggi gridati o sussurri come fosse effettiva vetrina. Ho pensato di lasciare scritta mezza canzone, tagliandola in diagonale, ma l'ambiguità potrebbe ferire. Rimangono al massimo piccoli coriandoli d'inchiostro blu che mi ridono in testa insieme al ricordo di quelli lanciati addosso a lui all'uscita del teatro e poi tolti uno ad uno con le mie dita sui suoi capelli e sul viso davanti alla sua prima richiesta che non fu nè cena nè di condividere primavere. Voleva i coriandoli, lui. Finalmente mi aveva chiesto qualcosa.
Mancavano due giorni a natale. Eppure non m'ero ancora travestita da babba per far contenti i bambini, ma sembravo io una bambina e lui non m'aveva scritta alcuna lettera e allora ho cercato nella busta di nylon una scusa e ho insaccato i coriandoli per chissà quando e quale marciapiede.
E' tornata la mosca e balzella tra i cestini arancioni di patate, aglio e cipolla. L'aglio non c'è. Non ho allontanato alcuna strega.
E' ora di pranzo, hanno sgombrato il tetto. Pensieri in osteria o voglia di non distrarmi.
Prima giocavano a rincorrersi d'intorno il campanile dell'orologio per prendersi le ali, gli uccelli.
Ci siamo abbracciati come i fiori che copiano i ricci: chiudendoci rannicchiati, senz'appassire e lavorando più forte. Sono sicura: con quella testolina stai inventando sogni per tutti. Per capire se mi ami devo prenderti dieci capelli e poggiarli sul cuscino di stamattina.
Quando ti alzi e sbracci a tuo modo sul materasso verde sei sempre il mio tesoro prezioso e non potrei immaginarne di più. Sei un sogno, però, ch'è qualcosa di un po' artigianale, come un gelato montato con neve e poi posato a freddare. Da nudi amarsi viene più facile, guarda... sei zucchero a velo spruzzato su biscotti già caldi con la mano che trema. Senz'altro speciale, originale e dolce da non nauseare. I tuoi occhi di vetro s'appannano per l'amore di dentro. Il tuo viso s'arruga, pazzesco, per smorfie di tipo diverso. Impercettibili quasi per chi non vede il tuo spettacolo. Il tuo sorriso per nulla modesto mentre non ti rispondo "perchè sì".

Ho evidenziato una frase con un colore arancio che fa sbandare, dice: "La signorina Cinquemani è meglio non farla arrabbiare, tu dammi retta.".

(I Reduci - Gaber)

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