SPIRALE CICLICA

Si corre soli. Si corre come cani senza guinzaglio in strade di paesini senza padroni. Eroi per giorni che se ne sono andati come faremo noi con le museruole sciolte, ma senza accorgerci. Ci saremmo portati bottiglie di vino rosso e penne scariche se avessimo saputo. Un cast di attori più che di eroi.

giovedì 11 febbraio 2010

16.01.10 - Cazzo fai, Pierrot?

Hai pianto. Rimasta senza benzina nella notte come ormai è tipico, Hai perso tutto il sex appeal sbattendo le mani contro quella tanica vuota. Lui ne ha acquisita, invece. Sei come onda tra le onde nel cielo arrossato di rabbia dove le chiamano nubi. Sei come cavo per terra: alimentazione di questi tuoi bassi emotivi che depistano. Hai riassunto troppo. Ti sei persa pezzi. Spazi. Voragini d'affetto. L'effetto, lo sai, è il solito buco. E' lo stesso giro di accordi di sempre con l'espressione per nulla stupita, solo forse un po' indispettita, sconvolta, come mai? chè, forse non lo sai?
Collane con catene di parole da venderne. Hai pianto.
Hai questi occhi colorati che ti stanno di un bene che dovresti ricordartene. Hai un sentiero, tuo, mantenuto fino a oggi e se anche ci cammini dondolando un po' ubriaca ta le tue preoccupazioni e paure che t'importa? tu l'amore ce l'hai. E da lì non lo toglie nessuno pure con pupille tristi e sfumature di trucco che ti rendono più fragile. Fra i capelli una rosa appassita metà bianca, metà rossa. Si direbbe sintetica. Sei cresciuta strana ragazza mia, ma sei andata avanti. Ti han detto che ti stimano sputando sul tuo libro di storie. Ognuno ha il suo modo di raccontarsi, ma che vuol dire?
Ora sei seduta su un dado bianco con numeri neri in una delle tue stanze dalle pareti rosse. Non riesci proprio ad andare oltre; confini, sono confini. Queste porte sprangate cadono giù, non esistono stipiti e tu lo sai. Spingi. Appoggiati sulle spalle. Quelle si schiudono col suono di fisarmonica come fossero promesse sghembe di giorni nuovi. Hai provato ad appenderci quadri, ci volevano i chiodi, ci sono quelli delle tue smorfie. Dolore, gioia, amore palese, amore che fa male, una chitarra stonata. Rabbia anzichè forza. Rabbia anzichè essere saggia, ferita. Apri quelle mura rosse, ti dico. Sei seduta su un dado stasera, ce la fai nella tua t-shirt verde sotto una camicia bianca a scacchi blu. E una faccia nè pallida nè adirata, senz'altro malinconica e per nulla, a dirsi, felice.
Apri le pareti senza oltrepassare d'usci. Esci senza passare i limiti. Liberati, perchè questa sei tu. Chiodi e risa. Ti senti di gomma, ma non cancelli niente. E batti la scarpa quando l'appoggio io pure e lui con lo stivale. Se non ti ama siete almeno sullo stesso spartito e allora d'accordo partiamo, d'alloro i rami per strada. E baci semplici. D'abbraccio poco dopo natale sapeva l'armonica a bocca in sol che ci dice che sì, ci dice che occhi pesanti poggiati su dita su corde si dicono amanti tra loro e sanno guardare e sperare abbastanza per poter continuare su un piano che è un numero solo su cui ti siedi a gambe incrociate. Rischioso tappeto di tasti da suonare che sa di casa. Un numero, una nota.
Tuta da nostromo quando sei sulla luna con gli occhi, astronomo in mare, la luce cui abbocchi e pensi che speranza sia scrivere per storto con una mano piena di fortuna da sgranare come sguardi stupiti, destini diversi, destni distanti, destini soltanto. No. Vuoi costringere quei dadi al tuo numero nelle mani come semi e lanci senza darti a gabbie di corde, di getto, ma te le tendono proprio. E non ci sono tendoni. Solo bicchieri pieni di neve a cui tirare palle addosso come al Luna Park. Cerchi di saltarne fuori prendendo di corde quelle lanciate come cime, segni, segnali di strada.
Non stai piangendo affatto, puoi vedere le colpe se non appanni il finestrino di grida. Tu grida, però. Ci siamo scaldati, solo scaldati. Sedie con cuscini arancio o poco più scuri; sgabelli di legno. E l'importante è che siano pieni. Luci verdi e gialle e bianche si fanno cerchi, rotondi, sopra tendaggi del colore della sua camicia vinaccia di ogni sera. Ci siamo scaldati, solo scaldati. Ma tu cazzo fai, Pierrot? piangi?
Ho consigliato di non fidarsi di te per scherzo, per proteggere i miei approcci timidi, perchè mi dichiarerei in arresto, ma non posso. Smettila con le denunce se no m'addormento di una stanchezza qualsiasi. Guarda l'orologio, t'indica pure la data. Se hai solo il polso, meglio. Le vene fanno a gara a rincorrersi, creare circuiti, ti dicono anche loro quanto hai vissuto come una stella mentre ti perdi a guardarla e pensare. Te lo regalo alla prossima festa un orologio che ti dica la data, tu intanto sposta la porta senza stipiti, dondola della tua aria di gesso, fatti guardare guardandoti intorno. Sono dita su corde. Sono piedi su corda. E tu non sei clown, quasi neanche attrice, donna pure da mimo. E rossi tramonti sul mare per i polmoni: i tuoi palinsesti, in cui sbattere. La luce è lì dentro, lì, dentro, perchè tu sai perdere la testa, ma non la perdi mai, con occhi tristi o entusiasti. Continua a farla perdere agli altri.
Il proprietario del locale non ha preso sul serio la nostra fretta nelle voci e la margherita è arrivata in ritardo. Tu non avevi insomma ancora deciso se l'amavi ma già lo avevi baciato. Il proprietario della pizzeria aveva altri fiori all'occhiello da cogliere e al tavolo chiamava 'amici' i suoi ospiti. Non era questione d'attrarsi o distrarsi, ma di tempo volato di minuto in minuto e fame di risposte pronte. Non ti ho fotografata, ma ho fatto il primo piano a un altro dei miei pensieri liberi. Il cajon dal suono torbido che mancava dentro la mia testa continuava a sbattere con mani sempre più ferite, bollicine e qualche graffio, bruciore da non coprire il suono, non assordante. Gli contavi i testi che non aveva ancora imparato, testi da sussurrarre appena tra labbra strette e sottovoce. Un altro ti faceva cenni d'intesa. Un 70 di vodka fingeva di non integrarsi con 2-3 limoni che s'erano sciolti nei ghiacci. A stantuffo scrivevi poggiata, col sangue, poggiata sulle tue cosce e poi gambe di sgabello dopo. E a casa ti spogliavi dei jeans davanti al letto riscoprendoti dea e ti sei meravigliata dello specchio ch'era sempre stato a guardarti. Che stupore la possibilità narcisa d'averti, occhi e panni e lembi di pelle per poter riflettere di quella bellezza. E continuare a cercarsi.
Mi sono ricordata dei coriandoli che hai deciso ora di regalare, li ho riposti nell'armadio a destra nell'attesa eterna del suo venirli a prendere. Questa testa morbida d'alcool segue la tua corsa sfuggente tra le siepi di un labirinto senza drago, solo pieno di sensi.
E tu, pettirosso, come tutti, oggi non hai volato per me, non hai spiegato le ali per me. Non mi sei venuto a prendere e mostrare la strada. Lo Swing Club 2 dentro cui innamorarsi ad un primo appuntamento non suonava stasera. Forse non c'è più. La serranda abbassata e quell'edificio ingabbiato mi han detto altro, nel freddo glaciale di quelle vie ho creduto che l'ambientazione per un nuovo ingordo romanzo potrebbe essere proprio lì. Il jazz vi si respira tutt'ora, ma è solo lo sparo lungo della sua pistola. Nel sonno mi sono tenuta la lingua tra i denti, ma i sogni non li ricordo più comunque. E ri-dormo.
Non avrà capito anche lui che stanotte ero Pierrot?
E non avrò lenti da piangere, letti nè ingradimenti della lacrima spessa messa indosso e proprio sotto gli occhi di tutti.
(h.n.)

CAZZO FAI, PIERROT
(jacopo spad spadoni) (2001)

Se ti chiamo, non rispondi,
se ti cerco, non ci sei,
se poi rido, dovevo stare serio,
se a volte piango un po’,
cazzo fai, pierrot..
cazzo fai, pierrot..

Se sei bella, sei invece grassa,
se sei brava, potevi fare meglio,
se se lei è simpatica, è una troia,
se poi ci vado a letto,
tu me l’avevi detto..
tu me l’avevi detto..

Se il mare a te, non dice niente,
se va bene tutto, tanto non ti piace,
se mi telefona Maria, quella ci prova,
se ci prova, a te non frega niente,
dell’altra gente..
della mia mente..

Ma se pensi a qualcuno
e dici che sono io,
ma se mi porti a far l’amore
al nostro parco,
ma se rispondi alle tre
del mattino ridendo,
ma se mi chiedi anche di salire
per uno spinello,
il mondo è bello..
l’amore è quello..

Se ti chiamo, non rispondi,
se ti cerco, non ci sei,
se poi rido, dovevo stare serio,
se a volte piango un po’,
cazzo fai, pierrot..
cazzo fai, pierrot..

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