SPIRALE CICLICA

Si corre soli. Si corre come cani senza guinzaglio in strade di paesini senza padroni. Eroi per giorni che se ne sono andati come faremo noi con le museruole sciolte, ma senza accorgerci. Ci saremmo portati bottiglie di vino rosso e penne scariche se avessimo saputo. Un cast di attori più che di eroi.

martedì 8 marzo 2011

Viaggiatrice in mercedes

Gabbiani non ce n'erano. 
Gabbie nemmeno. 
C'erano case isolate che da sotto avrei detto decisamente assolate. Poi c'eri tu come non potevo vederti: tremendamente distante. Più in basso di me, ma ugualmente uno pieno di sè. 
Tappeti, tanti, come ci si potesse atterrare sopra per prendere il sole. Una enorme spiaggia di terreni che sembravano coltivati in minima parte... anche il nostro rapporto è stato sempre così. Te ne accorgi se cambi prospettiva. 

Il 30 marzo non erano ancora le 19.30 eppure già mi comparivano in testa tutte le fantasie che mi avevano suscitato quei dannati tettucci senza nessuna punta. Spieghiamo ai bambini che stanno disegnando qualcosa di inesistente, per favore. 

Avevo l'adrenalina che prende in corpo quando hai un treno da rincorrere. Più quieta perchè non ero in ritardo come al solito, stavolta. Tu, tutto organizzazione, coinvolto e sconvolto dalle mie prospettive di mediazione con un carattere come il mio che porta a prendere la ferrovia di corsa, scoprendo il binario mentre cerchi altro fiato nelle tasche e lo trovi nel biglietto da vidimare alla macchinetta gialla. 

Ogni viaggio per me è un block notes e non solo perchè di solito vado e ne compro uno nuovo da riempirci le mie librerie delle incomprensioni di mia madre e tue, ma anche perchè è tutto un 'appunto', un ritrovare sensazioni che si vivono sempre allo stesso modo ovunque vai. 
E pure no. 
Sono tornata da casa con un sentire diverso, più consapevole che c'è qualcosa di mio che non scappa, anche quando il treno è partito e l'aereo è volato. Sono tornata a casa con il rospo in gola alla vista di quel cartello con la scritta di un paesino da 4 vie e algoritmiche emozioni da regalare fin dall'entrata...come fosse il regno di carte di Alice, si sono piegate tutte al vento in quell'aria che sapeva della mia solita libertà. 

Ho fatto scorta, nella tracolla, di annotazioni da portarmi dietro fino alla prossima partenza. Non è che aiuti ad assottigliare la distanza, a non sentire mancanza, ma è come se oggi foste tutti nella mia stanza grazie solo a quegli appunti. Sul cuore...non è che amore. 
Si dice così e non sono solo note di libri perchè dove ho scritto 'Borges' c'è di mezzo un sorriso mio davanti alla bocca di suo padre che legge e dedica... lui sì....lui s'accorge e non demorde. 
Dove c'è musica, c'è il sentire di un pezzo che so nell'istante che legherò a quel pezzo di presente. 
Dove c'è un ricordo, c'è il coaugulo del crocicchio che mi fece ridere e la mia pietra, sempre. Lo scorpione non mi ha detto niente. Se n'è scappato mentre lo toccavo col gancio arrugginito che è diventato roba mia. 

La barba di Barabba è volata nello stesso vento....non sapeva che non l'avrebbe persa, dopo averla tagliata, invece è rimasta legata alla mia cattedrale dai drappi rossi forse per Pasqua. 

Non faceva più a gara la brina.... andavo a dormire prima che sfiorasse tutti quei fiori assurdamente vivi eppure riesce a toccarmi l'anima pure senza farsi vedere. Ci sono certe condizioni di freddo interiore che non smarriscono la via di fuga, ma preferiscono rimanere. 

Gli innamorati sono tutti simili, tranne me naturalmente. Nei primi approcci con l'altro sesso poi, sfiorano il ridicolo con la stessa consapevolezza di quella brina che sostenevo. 

C'era una darkbaby in erba nel pub... l'erba a Torino l'avrebbe fumata, in Lucania l'ho portata io e a Roma, lì in quella birreria messa all'angolo, cercava solamente di essere scuola per una ragazza che non sapeva che strada prendere. L'avrei portata con me perchè rideva, poi la sua antipatia sfrontata ha vinto e non gliel'ho chiesto. Dire che le avrei offerto ciò che cercava, già solo in un gesto. 
Ragazze più grandi non le davano retta eppure stava portando avanti il suo spettacolo con tutta la timidezza che le serviva per sembrare vera. Appoggiata la testa alla spalla del suo fidanzato, poco meno che adolescente, non ci stava che pochi secondi, poi aveva già qualche frullata ad eccitarne gli animi. Lui poi non poteva che sentirsi uomo con la mano di lei provocatrice ingenua tra le gambe... non fossero stati jeans non avrebbe fatto scoppiare a ridere altrettanto, ma gli amici invece erano tutti invidiosi e le altre non parliamone neanche. Si cresce puttane fin dalle prime indignazioni, se finte. 


Io avevo su la mia maglietta 'metal', credo. L'avevo indossata pensando ad un altro mentre mi preparavo per la serata con lui. Una minigonna può regalarti a notte inoltrata il sorriso che cercavi dopo tutta una sera persa tra le masturbazioni altrui e lo smontare pezzo per pezzo le costruzioni in testa ad una ragazzina senza originalità. 
Il giovanotto faceva a gara con la birra cercando di berla tutto d'un fiato senza riuscirvi. Lei mimava stupore perchè lui potesse guardarla, ma non capiva che era tutt'intento a non soffocare e non le dava dunque certo retta. Io m'arrabbiavo per finta ancora una volta con la mia schiuma odiosa e odiata nel bicchiere e pensavo che avrei fatto meglio ad ordinare una vodka. Lui, astemio, diceva alla cameriera di non correggermi la birra col gin. Lo lasciavo fare e tiravo a campare anche io in quella serata assai divertente nel ritratto che puoi fare, da sobria, alla gente. 

Persone al lago non credo ce ne fossero, non le abbiamo raggiunte comunque. 
Avevo freddo e aspettavo il suo arrivo nel pomeriggio, ma il 'tardo' aveva tramutato il suo appuntamento a serata inoltrata e non avevo avuto voglia di cambiarmi abito e umore. 

(martedì, 21 aprile 2009 alle 14:46)

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