SPIRALE CICLICA

Si corre soli. Si corre come cani senza guinzaglio in strade di paesini senza padroni. Eroi per giorni che se ne sono andati come faremo noi con le museruole sciolte, ma senza accorgerci. Ci saremmo portati bottiglie di vino rosso e penne scariche se avessimo saputo. Un cast di attori più che di eroi.

lunedì 7 settembre 2009

EstheRecidiva

Penne, come ali di libertà, ma forse per polli. Esther scriveva di entusiasmi, di quella sensazione che da piccola chiamava paura e la arginava scrivendoci su e poi chiamò felicità contando i secondi per capire quanto durasse. O si metteva a correre con il battito già accelerato pensando che avrebbe potuto star male e l'avrebbe fatto contenta ed era un paradosso assurdo. Esther viveva emozioni pure quando non erano uguali a quelle che vedeva negli altri e magari sbagliava anche sensazioni, ma dava loro fiducia. Era come un'esigenza, troppa. Si aspettava tanto e finiva per essere scambiata per invadenza. Come nel dolore, nelle felicità. Si rendeva conto che le si infilano dentro come le fossero proprie,come fossero sue, pure se dipinte su volti estranei. I libri letti a dodici anni le avevano portato anche i problemi di oggi. Doveva averli presi sul serio, imparati su pelle con l'umiltà che normalmente sembrava non contraddistinguerla e che invece era qui doverosa. Sentiva freddo e stanchezza e gioia mista a ebrezza e voglia di gioco e spazio per malinconie e sguardi in silenzio, li sentiva anche solo guardando una parola o una faccia. Ed in effetti doveva essere dura passare anni ad ascoltare d'intorno e sentirti dire da chiunque incontri che sbagli, che devi fottertene e non vivere pienamente, abbassare voltaggio, rallentare, che devi assolutamente smettere di credere di poter lottare con inadeguatezza l'impotenza e l'inerzia e l'inappetenza...e mentre quella diventa la tua vita, il ripetersi assume la connotazione di un ritornello maniacale. Esther in quei libri ancora ci crede e se altri avevano smesso o incontrato troppe difficoltà e avevano pensato non ne valesse più la pena, lei continua. C'è ancora tanto che Esther ha probabilmente da togliersi di dosso con la scrittura e da darsi per riguardarsi. Uno specchio che talvolta si rifiuta senza riuscirci. Un uomo sceglie, uno schiavo obbedisce.

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