SPIRALE CICLICA

Si corre soli. Si corre come cani senza guinzaglio in strade di paesini senza padroni. Eroi per giorni che se ne sono andati come faremo noi con le museruole sciolte, ma senza accorgerci. Ci saremmo portati bottiglie di vino rosso e penne scariche se avessimo saputo. Un cast di attori più che di eroi.

giovedì 3 novembre 2011

Come sta stanotte la Recidiva

Non ho risposte predefinite da dare o da darmi. Questa è la verità. Un pezzetto della mia realtà, della verità… che forse in fondo penso non esista. Sono affermazioni forti, lo so. Ma non credo di avere la verità in tasca, né che nessuno di noi ce l'abbia o la possa avere. E non c'è niente e nessuno da incolpare. È giusto così forse. La verità per me è formata da tanti pezzetti di verità, quella che chiamano anche democrazia in qualche modo, così come la colpa è costituita da tanti pezzetti di colpa e l'orgoglio da pezzetti di orgoglio, e l'amore… da pezzetti di amore. 
Forse è questo un "modo", una "chiave", per vedere le cose, che troppo spesso ci scordiamo un po' tutti. 
Penso che l'attenzione, a noi soprattutto, sia importante. 
Credo che stiamo perdendo il "valore" dell'importanza, che queste nostre vite, più o meno frenetiche e "finte-impegnate" ci riversano tensioni e malumori che se non tentiamo di gestire finiscono inevitabilmente per soffocarci in un mondo di frustrazioni da scaricare e rigettare su chi ci sta attorno, senza nemmeno accorgercene spesso, ma dimenticando un altro mondo. Quello dove le cose che contano ci sono davvero, e ci si crede. Ci si crede un po' di più. 
È un mondo difficile.. sì,.. "è vita intensa,.. felicità a momenti e un futuro incerto". 
Un altro pezzo che conoscevamo bene, e Conosciamo bene, dice "il mondo è come lo fai dentro la testa lo sai"... beh le cose che si potrebbero dire e non dire a questo punto sono tante, veramente tante. 


Non è vero. Non è vero che sono sempre stata così forte, così coerente, così credibile. Ci ho provato, ma non sempre è stato così perché bene o male che sia, che ci piaccia, o non ci piaccia spesso, le circostanze incidono anche sul nostro percorso, sulle nostre scelte, sulle nostre reazioni, e forse i personaggi nascono nel cercare di definire ad occhi chiusi qualcosa che non riusciamo sempre ad essere o a trasmettere del tutto restando in noi. 
Ma io non Sono un personaggio. E non sono l'unica. 


Tra pochi giorni, ormai pochi, sarà il 4-2-02 e saranno 18 anni. 18 anni di vita trascorsi quelli sì cercando di essere bene o male me stessa. Cercando di costruire qualcosa. Di credere in qualcosa, e di darmi le basi per riuscire a credere in me. 
Chiamatela maturità. Io lo chiamo crederci un po' di più. 
Cercando di coltivare dei valori, dei rapporti, me, quella che poi è la mia vita. 
Cercando di Essere me. 


Ho paura, un po'. Sono preoccupata, giù un po'. Perché... non so se c'è un vero perché. 
Il fatto è che mi manchi. 
Parte di me che sei me. Che sei la mia maturità, che sei i miei valori, che sei i miei rapporti, che sei me, che sei la mia vita. Anche tu. 
Che non te ne accorgi ancora e voglio che te ne accorga. 
Non pretendo che tu capisca tutto ciò che vorrei dirti, ma vorrei che fosse così. 
Quello che voglio sei tu. Ed è difendere questo nostro. 
In modo da capire e far capire. Non c'è niente da capire, è che ti voglio, è che credo in te. Credo in noi. Credo in me. Ci credo davvero. Non voglio cadere più. Non è detto che sarà così ma quello che conta lo so. 
Non penso sia mai tardi per capire qualcosa. Non penso che il mio sia un tornare indietro, né il tuo. 
Penso sia un altro passo avanti, un nuovo passo avanti. 
Penso che cosunque sia, quello che voglio è Che Sia. Penso che quello che voglio non per forza sarà. Lo so da tanto tempo questo. 
Ci ho pensato tanto prima di iniziare a scriverti, a scrivere questa specie di libro, di romanzo o quel che è. 
Ed ora sono qui, a dirti perché. 


Sento che ascoltare l'istinto fa bene, almeno ogni tanto. Spesso ce lo si dimentica. E si ricade in un mondo che non ci va più. Che non è il nostro mondo. 
Che è razionale e basta, stupido. 


Chiamatemi ingenua! 
Non me ne frega niente. 


Si cambia, ma cosa importa. Cambiano le circostanze, cambiano i governi, cambiano i compagni, cambiano i viaggi, le direzioni, a volte ci si allontana, anche parecchio. Ma quello che conta lo so. 
Quello che dà un senso a circostanze, anche assurde, governi, compagni, viaggi, direzioni, distanze. Vicinanze. 


Ci sono sensazioni che presto ci fanno imparare a cancellare. Cause? A cominciare dal tempo, a finire con situazioni, lavori, occupazioni, tensioni, delusione, incazzature, casini, insoddisfazione, noia, tristezze, paura. 
Ma "non mollare". Me l'hai detto mille volte tu. 
E mi è servito davvero. 
A quest'ora non sarei qui a scriverti, lo sai. 
Stanchezza. 
Lo so. 
Non voglio chiederti nulla. 
Spero di darti qualcosa questa volta, forse solo un po' di energia, forse qualche pagina o qualche scarabocchio, qualche frase copiata male. Forse altro. 
Difficile da definire. 
"Magari pensaci", chiudevo sempre così. Senza capire niente. 
Non era per comodità o per chissà che altro, volevo trasmetterti calma, tranquillità, immaginarti in qualsiasi posto a pensare. Era immaginarti con me vicina a pensarci un po' su, sulle cose. L'immaginazione non basta, specie in certe occasioni. Non ho mai creduto bastasse da sola. Sicuramente a volte ho sbagliato, ma l'ho sempre capito dopo. Forse per questo mi sono trovata in queste situazioni troppe volte, a starci male. Ma magari preferisco anche che sia cosi. Sì, non ho mai pensato che l'immaginazione bastasse, ma forse non era del tutto immaginazione. 


È difficile. Cristo se lo so! 
Magari a volte pensi anche non ne valga più la pena. 
Giovanni Falcone... John Lennon.... Martin Luther King... Ernesto Che Guevara... 
Noi. 
Quando si rimane soli, e se si cade poi,... è forse inevitabile “morirci”, lasciarci perdere,… 


Sono anche una ragazza convinta, e forse a volte un po' insicura, stanca, sbadata, smemorata, pazza, strana, fragile. 


Una stellina molto piccola e blu e rossa emanava una luce in quel cielo che cambiava giorno dopo giorno da mille e mille anni. Però lei rimaneva lì. A volte cambiava posizione, a volte cambiava posto, a volte cambiava forma, cambiava modo di illuminare, a volte decideva di non illuminare, a volte illuminava dall'altra parte del mondo, a volte scompariva, a volte non si vedeva più, cambiava prospettiva quindi, cambiava situazione quindi. Ogni volta che alzavo gli occhi da quel 1997 (un Capo Horn), la trovavo sempre. Se volevo. Lei era lì, vicina a me, forse dentro di me anche. 


Nel 1997 c'è stato un concerto importante che ha dato il via a tutta una serie di considerazioni e cambiamenti in me e nella mia vita, nel mio modo di pensare e di reagire, di capire le cose, di non capirle. Di essere. 
Ho iniziato a pensare meglio le cose, a sentire meglio cose che avevo già nel sangue. E ho letto molto quell'anno. Ho letto musica, ho letto libri, ho letto scene, ho letto film, ho letto me.


Col tempo ho imparato a capirmi meglio. Ad ascoltarmi di più anche. Non so. Non ricordo tutto. 


Nel 1999 a cavallo (un cavallo bianco) con il 2000 mi sono innamorata di te. 
Ed è stato forse il Capo Horn più importante della mia vita. 
Ho imparato a sentire mia la mia vita. A volerla mia. A capire certi meccanismi e certe emozioni e certe cose di cui prima non mi accorgevo. Ho iniziato a Vivere. 
Per una serie di motivazioni, davvero. Una serie di motivazioni. 


Mi sono affacciata alla finestra della mia stanza stasera. Ho guardato fuori, il cielo. E mi sono ricordata come quel cielo o un cielo sempre diverso l'ho guardato mille volte in questo modo o in un modo diverso. 
Ho guardato quei colori, e quella così naturale e assurda psichedelia che ci resta attorno anche quando non ce ne accorgiamo e ho respirato l'Aria, ho pensato a te subito dopo. 
Ho pensato a quanto sei importante. Perché lo sento davvero dentro. 
Ho pensato a quanto questo potesse apparire un inutile e stupido monologo ripetitivo oppure no. 
Poi non ho pensato più a niente, e ho guardato solo quei colori, senza contorni. 


Senza definizioni troppo strette. 


Ma non per questo imprecisi. O forse si. Ma belli nel loro essere. 


Mi sono seduta su una seggiola di legno e sono rimasta con le braccia incrociate sopra il davanzale e la testa appoggiata alle braccia. Come una bimba che non ha mai visto nessun colore o che li ha persi tutti in un attimo. 
Con una faccina da cucciolotta un quarto stupita, un quarto tranquilla, un quarto fragile, un quarto strana. 
Un po' piccola e fragile ed insicura, un po' autonoma e indipendente e convinta. 


Abitavo in una casa in un paese in provincia di una grande e stranissima città come quasi tutti i paesi e quasi tutte le città. Il liceo che frequento è il più importante e grande della regione ed è a Torino, dove sto tutti i giorni quasi tutto il giorno. Vado a scuola lì, pranzo a casa dei miei nonni materni che abitano vicino all'ufficio dei miei, un laboratorio grafico, dove spesso passo i pomeriggi a studiare e giocare e chattare e scrivere e stare al pc, e. 
Poi la sera torniamo a casa, quando i miei hanno finito di lavorare. 
E a casa: la mia camera. Che condivido con mia sorella. È La Mia Camera: la Vivo molto, è un po' il mio mondo, il mio posto (invaso a intermittenza), il mio tempo (invaso nei miei spazi).
Ci vivono il mio stereo, la mia musica, “i miei quadri”, il mio lettino, il mio telefonino azzurro puffo con un pandino (o un'immagine del Che anche) come screen saver, la mia scrivania, il mio pc, “la mia chitarra”, “i miei libri”, i miei vestiti, (a volte ci mangio anche in camera mia), ci vivono i miei peluche, ci vivono i miei pensieri liberi. 


Ho letto/scritto una storia ieri. 


C'era qualcuno che aveva capito tutto, o quasi tutto, ma non se ne accorgeva, non lo sapeva. Forse questo era anche o solamente un modo per aiutarlo a rendersene conto, per dirglielo e/o farglielo capire. 
Cercavo di capire anche cosa stava succedendo, in/a me, te, Noi. 


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Ero di passaggio in cucina. Dicevano in un film che guardava mia sorella: 
"col tempo le cose in cui si crede sono sempre meno, ed è sempre più difficile credere. Non perché non si abbia voglia, ma perché... te ne capitano talmente tante!". 


Contenta di non essermela persa. 


Dare il senso di essere vissuto ad ogni giorno, ad ogni momento. 


Avevo iniziato a leggere Jack Frusciante. 


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Ricordi... 
Ne ho conservati, ne ho tenuti con me da anni di distanza, di ricordi ne ho quasi soffocati, ne ho rinchiusi in parti di me che anche grazie a loro non ho mai dimenticato. 
Alcuni ricordi cercavo di non tirarli fuori, di non pensarci. Ne ho paura e mi portano troppa nostalgia. 
Avevo provato anche ad impormelo.

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