SPIRALE CICLICA

Si corre soli. Si corre come cani senza guinzaglio in strade di paesini senza padroni. Eroi per giorni che se ne sono andati come faremo noi con le museruole sciolte, ma senza accorgerci. Ci saremmo portati bottiglie di vino rosso e penne scariche se avessimo saputo. Un cast di attori più che di eroi.

venerdì 18 novembre 2011

Giocolieri


E mi pulisci gli occhi.
Mi spazzi via tutte le foglie secche e il fango, 
ritorno bella. Ritorno io.
E' perchè sei tornato tu.
Compari quando mi serve davvero, 
senza che te ne abbia informato.
Ho capito da quelle telefonate di tutti i pomeriggi
che dal momento in cui ho trovato la lanterna
avrei avuto bisogno di te.
E' sera e prima di stenderci 
ti tolgo la maschera 
per farla riposare in pace.
E' fragile come noi: 
unica, per questo.
E mi metto a scolpire il tuo personaggio
nel mio libro. 
In modo che sparisca,
anche se forse ti spaventa;
sembra di cancellarti
parola a parola
e lasciare solo colori.
Bianchi, neri, blu,.. che dicono, zitti.
Tutte le mie partenze col rospo in gola
che duravano sempre tre giorni:
ho ripreso quel treno mille volte.
Lo sai, non ho mai potuto dimenticarti 
nè accantonarti, metterti da parte.
E quella sinistra malinconia sempre appesa
come accappatoio alle palpebre.
Ho capito quello che mi raccontavi tu,
mi è sembrata un'assurda catena
al polso, al braccio, alla caviglia, lucchetto al cuore
e ci ho provato a disintossicarmi,
ad andarmene dal labirinto senza fili,
senza uscita per la bicicletta
e mi sono seduta sul prato e 
ho preso a chiamarla spirale ciclica,
ci ho bevuto su qualcosa.
Ma è così;
Nessuno può cambiare le cose.
La tua inquietudine la conosco
e comunque, sappi, 
ha un buon profumo.
Ed io ci sono

e m'importa tutto di quel tuo stare a guardare il mondo sul tetto come un matto,
come un gatto;
e di questo essere barchette di cartoncino sulla stessa onda
che mi fa impazzire.
E' agre, aspro, dolce, poi rassicurante
dondolare
e sorpresa di bimbo al primo sguardo al mattino
che ricorda un regalo:
arricchisce
e prima di noi, l'aria.
Ci ha addobbati di gioielli veri.
Ci ha vestiti di giubbotti stretti.
Ci ha scaldati di santi e dannati vivi.
Non è da tutti, nè per tutti.
Dobbiamo prenderla com'è
questa perla dentro la conchiglia;
questo rumore di mare segreto all'orecchio
da non far svanire, nodo che non scioglie.
Dobbiamo dircelo. Crederci sempre.
E questo, intendimi bene, non è un brano: è un abbraccio.
Eri ogni volta l'unico in quell'attimo
a potermi restituire una bussola di legno senza lancette
ed un senso;
il sorriso ed un sollievo allo sgomento.
Sei arrivato senza che ti chiamassi.
Non ti ho detto nulla e hai capito tutto.
Mi hai stretta, evanescente.
Per un altro giorno ho saputo che non ero sola.
Sei l'unico a leggermi l'anima come fosse spartito.
Pesa. Pesa come un bagaglio in valigia.
Pesa la carta di quel libro eterno.
Pesa il 'per sempre' nelle nostre canzoni.
Pesante è il timore c'ho avuto di esser troppo
pesante
è timore di quel che vuol dire
esserci sempre,
valere.
Ma questo contare
è quello del finestrino da cui davamo di matto;
quello dell'affetto, mare profondo, che ancor'oggi ti voglio
dove ancor ora ti vivo,
uguale e accresciuto
d'amore ogni giorno
e ti vedo attento
e ti scorgo assorto
e mi dico che in fondo
volerti bene non può farti male.
E' ingenuo pensare.
Ma quando vieni da me e mi dici 'sto giù'
senza chiuderti solitario in stanza
e io già so
che, impotente e distante, voglio solo riportarti
sorriso e sospiro
e conforto al tuo volto
impensierito, attonito, stufo, stanco,
mi sbraccio e penso ed accorro,
precipito a dirti 
che è bello
che tu sia venuto da me
che voglio il tuo peggio,
che non so darti altro
che un abbraccio di sarto
vestito ritagliato,
di cartacrespa costruito
con pieghe delle mie mani
e linee spezzate e lunghe,
contorni che definisco coi toni
di una maschera da bambini alle prove
d'una scenetta da copione di poche parole.
E' così che ti faccio scivolare
dalle dita quell'urgenza,
le forbici e la carta
e ti arrivo vicino in distanza.
E probabilmente è vero.
Arrivi con quattro parole
e dai riposo e umidi sguardi brilli, un disarmarci
che sembra di sapersi addosso
giocandosi due poker d'assi.




A Mauro De Felice.
A volte penso che tu sia l'unica persona che mi ha recepita per come sono; 
a volte penso anche che tu sia l'unica persona con cui vivo 
essendo libera di essere me stessa

2.43 - 18/11/2011

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