SPIRALE CICLICA

Si corre soli. Si corre come cani senza guinzaglio in strade di paesini senza padroni. Eroi per giorni che se ne sono andati come faremo noi con le museruole sciolte, ma senza accorgerci. Ci saremmo portati bottiglie di vino rosso e penne scariche se avessimo saputo. Un cast di attori più che di eroi.

venerdì 2 dicembre 2011

Rockisland

E se fosse vero 
su quel muretto ci troveremmo noi 
nella prossima di queste notti 
a studiare il mare banalmente sempre lì, tu 
mentre io lo lascerei guardarmi le spalle 
intenta a racchiuderti tra le gambe. 
Seduta; ancora in piedi tu 
che hai così bisogno d'amore 
e di me. 
Spalle al muro, al mare. 

Solo un giorno fa suonavi il clarino 
nella piazza 
e le donne restavano ammaliate. 
Io ti spiavo nelle pause, 
nei tuoi sguardi agli altri musicisti, 
nel tuo ridere, 
in quel modo di restare seduto a gambe larghe. 
Non è che non volessi essere uno dei tuoi topi; 
è che sono gatto pure senza i tuoi ricordi 
che simulano gomitoli tra le mie zampe. 

Certo, che ti vorrei con me a farcire queste ore. 
Un "dai, rimani" adesso sarebbe inUtile. 
Ti dico, 
questi falsi prepotenti indizi di un'estate in arrivo 
mi disturbano. Non m'allietano i giorni 
con il sorriso pacioso di questi primi soli caldi 
nè illuminano lo squarcio tra pomeriggio e sera 
negli anni scorsi subito imbastito a festa 
con una poltroncina di legno sul terrazzo di casa. 
La mia casa di turno. 

No, quest'oggi la mia testa è rimasta in autunno 
e s'è addolcita di neve solo per quella che ingombra i bicchieri di sera 
perchè neanche il gelo ho digerito del tutto. 
Forse metterò lo stesso la sedia di legno in balcone 
scegliendo in un attimo da che lato di casa iniziare 
ad affacciarmi al dì fuori, al cielo assolato, scegliendo 
quali nostalgie mettere dentro a ogni uccello 
e restare ad ascoltar sbattere le ali nella bufera di dentro. 
Tra le penne le penne con cui loro fanno le righe: 
non sono gli aerei a disegnarle, te lo spiego io. 

Guarda, è come se il cielo mentre si tramuta 
di azzurro in azzurro sgonfiasse le nuvole: 
sono cuscini vuoti, vecchie, 
a una a una scoppiate con spillo 
tirando scarpe al vento. 
Spariscono tutte, le nubi, 
inconsistenti come preoccupazioni vaghe, vane, vuote, idiote. 
Qui il cielo s'è già tramutato in valigia 
per occhi insonni che vedono poco, 
occhi pianti via in cambio di ingenua fantasia. 

Così tu sei al molo, sul muro, 
e bada, io ci sono, 
parlami, 
intanto che controllo lo stato dei cuscini 
della mia poltrona di legno 
e decido 
se non sia definitivamente il caso 
d'inserire nel calendario di spesa 
una nuova Base 
per partire nei miei sogni estivi. 

2-12-11 ore 16.11

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