SPIRALE CICLICA

Si corre soli. Si corre come cani senza guinzaglio in strade di paesini senza padroni. Eroi per giorni che se ne sono andati come faremo noi con le museruole sciolte, ma senza accorgerci. Ci saremmo portati bottiglie di vino rosso e penne scariche se avessimo saputo. Un cast di attori più che di eroi.

venerdì 2 dicembre 2011

Prima


Forse non nelle mie istantanee di memoria 
a riproduzione casuale; 
mi han però detto, invece, che 
mentre parlava con me 
capelli sul capo doveva poi averne, in effetti: 
brizzolati. 
Sulla lingua, comunque, nessuno. 
Gli concedevo scarsa attenzione, 
con sguardo rivolto altrove. 
Mi ha fermata 
sull'uscio tra la terrazza e la saletta del pub 
sfiorandomi appena, 
toccandomi un poco 
di parole parlava. 
Il 29 di luglio si stava consumando tutto 
come la candela al mio tavolino 
di pochi passi in là 
dove mia figlia col padre non si vedevan raggiunti. 
Tornavo dalla mia telefonata 
e forse avrei potuto scorgerli 
sporgendo la testa di poco 
tra quelle di chi c'era in quella sera. 
Abbracciata alla sedia la mia borsa 
e sopra il piano la cartellina coi fogli 
- la poesia me la porto sempre dietro - 
e lo sguardo lanciato 
come per pescare i miei oggetti in attesa. 
No, no, d'accordo: 
"i vostri figli non sono figli vostri, sono figli e figlie del desiderio ardente che ha la vita per se stessa"; 
frecce, archi, secchiate di vernice. 
L'uomo alto era come un regalo. 
Io mi sfregavo le mani 
e vestivo occhi di diavolo 
poichè sapevo 
ch'egli era diventato un po' mio 
e non per l'adulazione a buon rendere, 
ma perchè sarebbe diventato di carta 
egli stesso 
e intanto 
ancora ridevo sottecchi 
per quel cartello astratto 
che avevo letto: 
"lasciate l'ego fuori dalla porta". 


Due giorni soltanto e un diverso tavolino: 
soffiava il fumo, 
senza sembrare punto arrabbiata. 
La bionda soltanto aspirava 
dalla sua lunga lunga sigaretta. 
Un'altra, vestita di rosso, si sentiva ballerina 
al suon di fisarmonica. 
Io bevevo analcolico. 
M'ero infilata in una di quelle volte 
in cui l'inchiostro allaga le pagine, 
allarga le dita arrese 
accompagnate dal balletto dell'ombra 
di fiamma della candela a svanire. 
Seguivo i contorni delle mie mani 
nere 
gesticolanti sul foglio 
a spiegarsi 
e decifravo quei gesti 
e mi faceva bene. 


24-11-11 
ore 15.01

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