SPIRALE CICLICA

Si corre soli. Si corre come cani senza guinzaglio in strade di paesini senza padroni. Eroi per giorni che se ne sono andati come faremo noi con le museruole sciolte, ma senza accorgerci. Ci saremmo portati bottiglie di vino rosso e penne scariche se avessimo saputo. Un cast di attori più che di eroi.

domenica 10 giugno 2012

Puff


Infatti... il mio problema che smetto di crederci... ci credo solo per un attimo e se non colgo quell'attimo per realizzare ciò che ho scritto non lo faccio più, mai più (31dic11 - P.M.).

E tutti morirono felici e contenti. "D'altra parte, un finale è l'inizio, può essere un inizio...": lui pensò girando le spalle al grande specchio che dominava la parete davanti la sua scrivania. Scriveva e si guardava, si guardava e scriveva. In fondo tutti scrivono lo stesso romanzo, in fondo tutti parlano sempre di se stessi.
E tutti morirono felici e contenti. Pensava lei mentre andava a recuperare quella bottiglia di Chardonnay rimasta sul tavolo del soggiorno con il cavatappi arreso, a braccia in su. Era un inizio. Sembrava buono, pensava. Erano anni che non aveva un inizio così buono. 
Lui non era uno scrittore di quelli che progettano le storie, fanno schemi e riempiono caselle. Lui era un istintivo, buttava giù una frase e costruiva la storia. Lei erano anni che non aveva una storia. Erano anni che non aveva qualcuno a cui raccontarla. Però buttava giù un bicchiere di Chardonnay nei pomeriggi di cielo azzurro da far schifo. Poi scriveva lettere d'amore a uomini che non poteva incontrare.
C'era appena stato il buio, dopo il botto. Brandelli di camicia e di pelle e di specchio spalmati sul balcone. E tutti morirono felici e contenti. Tutti i suoi pensieri squieti e assurdi come assurdo era morire tutti, felici e contenti. C'era stato da poco il buio, ma sul balcone di lei non se n'era accorto nessuno. E nemmeno lui, per telefono, se n'era reso conto. L'aveva sentita ridere, per la prima volta. Figurarsi.
Ma invece c'era stato il buio da poco, dopo il botto e tutti erano caduti. Tutti i tasti, veloci veloci erano scesi d'un passo, uno dopo l'altro, al Piano Terra, pronti a raccontare il disastro, talmente veloci che qualche volta persino lei, di solito tutta attenta, quella sera sbagliava a digitare la sua lettera d'amore. Così gli aveva detto tutto, così il botto. Poi il buio, quel limbo odiato, in cui bisogna che ritorni tutto a posto, in cui sì, insomma, si è soltanto esagerato, tutto qui. Il limbo di ombre in quel cielo azzurro stronzo. Azzurro terso.

Sorridi, bimba. Diventi grande. E' un mondo pieno di tutto quel che non hai ancora capito, pieno di risposte e di dubbi, pieno di vita già vissuta, è un mondo che ancora non conosci e a te che dai l'anima per ogni novità, piacerà. Corri bimba. Spogliati di quella tenera malinconia dagli occhi e vesti il sorriso buono per stasera che ti passo a prendere e ti porto in una chiacchierata interessante di quelle di cui abbiamo già parlato o non ancora. C'è il giardino, potrai riposare. Ma attenta al gradino o dovrà tutto davvero finire. 

Ma dove te ne vai? ritorna a casa, bimbetta mia scemotta, ritorna che t'aspetto. Ritorna se no vado. Rientra che fa freddo. Riaccasa, che c'è il letto. Pronto. E se t'addormenti e sogni un'altra volta, raccontami tutto. Ma in silenzio. E i tuoi personaggi non nasconderli mai, non nasconderli nemmeno stavolta, sott'al materasso. Piuttosto fanne un sasso. Lo butti dentro al Lago de Maracaibo - puff - e stai a guardare i cerchi che fa. Ma tu quando guardi, vedi? Devo farti il mimo? Puff. Perché sei bellissima così, ma sì, sei bella così, sulla tua barca già al naufragio in cui non ho nessuna idea di sederti accanto. Però tu, bimba, nel tuo viaggio, credici sempre, prima che diventi grande.


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