SPIRALE CICLICA

Si corre soli. Si corre come cani senza guinzaglio in strade di paesini senza padroni. Eroi per giorni che se ne sono andati come faremo noi con le museruole sciolte, ma senza accorgerci. Ci saremmo portati bottiglie di vino rosso e penne scariche se avessimo saputo. Un cast di attori più che di eroi.

domenica 10 giugno 2012

Le mie matite colorate


Oggi dormo nuda.
Mi ritiro adesso
perchè ci pensano i passeri.
Ho bisogno di confusione,
devo sentirla per raccontarla.
Ogni tanto vi metto al bivio.
Lo so che non lo sai,
ma basta una parola
a dirmi di te
dove l'esitazione è già condanna.
Non devo riconoscere i ricordi
che hai nello zaino;
non voglio sapere le idee
che metti avanti.
Serve che mi parli al bivio.
Sorrido e stai lì a guardarmi
scettico come un giunco.
Io ti ho perso.
Di andartene l'hai deciso tu.
Troppo inconsapevole
perchè potessi amarti.
Rido ancora e mi hai già lasciato.
Ti arrabbi perchè non capisci
e allora mi si allarga quell'emozione,
sorrido di più,
e non mi comprendi,
e allora rido,
ma non diventa schiamazzo.
Ti ammazzo.
Un colpo solo
e non sai da dove.
Quando, te lo dico io.
Non puoi morire
senza sapere quando:
sarei io ad averti lasciato
ed avrei scritto per niente.
Ridevi tu,
schiamazzi la riempivano
tutta la notte,
la luna controllava
imbarazzata il tuo bicchiere
e tu eri troppo sobrio
per accorgerti.
E' stato mentre ero lì
ed eri lì,
lasciarsi sarebbe stato più facile
altrimenti.
Mi hai guardata voltarti le spalle
e non ti avevo tradito,
ma non hai mai saputo creare
note a margine di quell'attimo, vero?
in cui mi hai lasciata.
Ed io che ti stavo dando il buongiorno!
come una scema quella notte,
era chiaro lì
chè giocavo a toccare il bordo
del mio cappello
così uguale al tuo da uscirne pazzi
insieme. con una birra, o con
un'amica per quella notte.
In quell'alba che non arrivava mai,
con quella luna imbarazzata,
travestiti da grandi.
Bloccati nel fermo-immagine
in cui eravamo più noi.
Vi ho pensato tutti,
non è vero che rido, mi viene.
Ti ho trovato al bivio,
tra le matite colorate,
la luna sporca,
in un'alba finta.
Mi chiedi sempre come sto
e non sai mai dove sono, dove sei.
Era ancora buio giù, in quel bar.
Era ancora buono quel vino rosso.
Noi davanti a noi
in quel tavolino spazioso.
Ti ho chiesto dove andavi
ed è stato il tuo addio.
Ricordati che l'hai deciso tu
e che sono come mi dipingi.
La porta è lì, la spingi,
non so mai bene cosa scrivo,
ma non mi hai mai tradito.
Ed eravamo di fronte a noi,
di fronte a tutto senza che lo sapessi.
Tra noi solo un piattino
bianco. Ne avrei spaccati tanti
più avanti. Ne avrai.
E quella foglia di menta rimasta.
Nell'aria e nel piatto,
che ha detto poi tutto.
La risposta allora era nelle venature.
Di quella foglia come di questi.
In quelle vene come nelle nostre.
E rido.           

(6.35 - 24/3/07)

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