SPIRALE CICLICA

Si corre soli. Si corre come cani senza guinzaglio in strade di paesini senza padroni. Eroi per giorni che se ne sono andati come faremo noi con le museruole sciolte, ma senza accorgerci. Ci saremmo portati bottiglie di vino rosso e penne scariche se avessimo saputo. Un cast di attori più che di eroi.

venerdì 4 dicembre 2009

Filtri da The in Casa Mad

Have you ever seen the rain - Creedence Clearwater Revival

Casa Pazza non è la Casa del Pazzo e nemmeno Casal dei Pazzi. Mi dicevano che c'ero già stata, ma io sapevo che non era così. E' in una zona che oramai conosco abbastanza per sapere, a memoria, che vorrei passeggiarci più a lungo. Desiderio di condividere vita. Non ha le pareti azzurre, ma blu. E una volta entrata mi dipinge pupille e capelli francesi delle arie blues di questa notte piovosa.
In mezzo alle pozzanghere di nervosismo che inumidiscono le caviglie quando non scegli di non esser capito, a Casa Pazza le cameriere sorridono e ti dicono che non sono bene accetti i bambini. Hanno un grembiule che sa di casa e spettinati capelli biondi a corolla del viso.
Casa Pazza, mi ricordi quelle follie che non vivo mai come il non voler dormire in un sacco a pelo d'inverno polacco. Viviamo tutti cullati nei nostri no posti davanti alle manie degli altri che sono curiose come lo è Casa Pazza. Non c'è bisogno di specchi o di asterischi per lo stato d'animo. Le maree si sanno e io d'altro canto sono vestita di bianco.
Casa Pazza ha sul palco una tenda verde con le facce e dietro c'è un muro, soltanto un muro: nessuno spazio per nascondersi e appoggiarsi dietro la tenda, sicuri di non essere visti, intenti a sbirciare i rumori della platea che ti aspetta; nessuno spazio per attorcigliarsi intorno al tessuto e venirne fuori facendo uno scherzo, a tutti; nessuno spazio per star dietro a provare, a stirarsi la giacca con le mani o a fare l'amore. Una tenda con le facce, non facce di bambini, ma maschere indiane e io, che di indiano ho giusto una coperta che porto appesa a sventolare in mezzo alle cose in cui credo e ogni tanto la stiro con le mani sul pavimento e mi addormento sopra cullata da ricordi sconvenienti, io, ho portato un burattino e lo tengo per dar forma alle mani e provare a capire se almeno così possono raccontare bugie o storie altre. Il mio burattino non lo appendo al soffitto con quelli di Casa Pazza che non potevo sapere nemmeno ne avesse finchè non li ho visti, tutti ai soffitti. Casa Pazza è uno di quei posti fatti apposta per me. Si appendono quadri, di bambini anche, disegnati. A Casa Pazza i cavalli sui muri sono banali. Io con la di me bambina e i miei burattini sopra la testa e per le mani sono un quadro. Messa lì, al muro. Un dettaglio di cui non t'accorgi quasi. Non mi appendo a nessuna giacca e nessun colore. Alle finestre non si vede nulla di fuori quando entri a Casa Pazza, ci sono gli aspiratori di foglie autunnali dalle strade che buttano aria sui vetri. Tra un po' lasceranno posto agli spalatori di neve. Le finestre, sì, le guardi.
Ma sono qui. Ti ricordo. Sono i miei giorni, i miei ricordi, le mie storie. Sono storie pazze come i miei pizzi strappati, tagliati, vestiti e decorati di me, con cui vado in giro e scrivo cose durante le musiche e le mostre degli altri. Egocentrica e permalosa.
I bambini a Casa Pazza li appendono alle pareti blu. Quando entri te lo dicono subito che ti prendi personalmente la responsabilità verso di loro, a me sembra strano perchè trovo questo di un'ovvietà che è arma di ricatto e penso alle pozzanghere lasciate fuori dove non sono giunta ad inzupparmi saltellando come in un film d'amore. Penso al riscatto che chiederebbero per farti andare, ma la porta a Casa Pazza te la tengono aperta. Ti lasciano il tempo di guardarti intorno e si accorgono di te; ti consigliano di rimanere, magari, dappresso l'uscita. Io la mia bambina la tengo con me quando s'addormenta e quando gioca a battere i pugnetti sul tavolo a tempo con lo stivale del cantante che fa la sua serata a Casa Pazza, stasera.
Prendere offesa il fatto di non conoscersi è cosa da pazzi quasi sempre.

Bruce Springsteen - Drive all night

Realtà e illusioni che vivo scombinate e scambiate si mescolano dentro al desiderio di condividere vita, dietro un drink non bevuto. La pioggia sì, bevuta, ma ora l'ho lasciata fuori, senza responsabilità.
Non mi nascondo dietro a tende o pretesti appesi ai soffitti. Mi trovi in questi sgangherati sguardi a far acqua da tutte le parti e ricordi dei tuoi spacciati per attenzione a saltar dentro e fuori schizzando ritratti che non sai o restare a guardare con uguale empatia ed un coraggio che qualche volta sa di asfissia.
Ancora una volta ti avrei voluto presente con me, quando ti guardi attorno e ti incanti mentre parli perchè chissà se pensi alle cose da dire o, secondo me no, ti crogioli dentro alle tue malinconie come mie, facendone immagini proprie; teatri di feste di piazza perchè la piazza anche se piccola serve a tutti per guardarne la cattedrale sola illuminata e per cantarci le canzoni dentro, con gli amici a fare corolla di te.
Casa Pazza è un posto, un pub, un mondo. Un mondo che non conoscerò mai abbastanza, un mondo in cui lascerò fantasie e possibili progetti. Una storia che non vivrò con lo stesso entusiasmo che metto per altri miei amori persi. E forse lei mi dedicava attenzioni rare nascoste da ossessioni spinte, forse mi guardava profondamente fin da quando sono entrata in lei, con tutte le sue facce che mi sono lasciata lì, a vestirmi addosso e mi han cercato gli occhi con interesse e provano a starmi vicine tra nervosismi e scontatezze scontrose. Non so se l'ho notato il colore delle pareti o se m'è venuto incontro. C'era. Ed era blu con in più le sfumature di quella piccola lanterna abbandonata su un tavolo a far d'atmosfera e tanti candelabri senza candele che potremmo scegliere e cercare e rimanerne abbindolati lasciando al muro solo le nostre ombre, appese e facendone burattini; potremmo guardare dentro ai laghi in cui si trasformano le pozzanghere, ovvie quanto la nostra responsabilità di non scegliere d'incontrarci e quella di espiare le nostre colpe senz'essere solo mazzi di carte. Io delle mie ho fatto barchetta e ci sono volute solo poche pieghe.
Desiderio di condividere vita.
Tu fai lo scemo senza sottotitoli e ieri il mio lo chiamavi regalo, ma non sai e presumibilmente non ti renderai conto mai che t'ho messo in mano le chiavi, tante di quelle chiavi tutte giuste. T'ho messo sotto scacco il re con serrature che hai intravisto qua e là nel sentiero in cui ci siamo sbirciati e si mischiano intuizioni e diffidenze anche perchè io gioco con realtà e illusioni scambiandole di continuo. E sono più nuda da vestita che da nuda. E sono inguaribilmente felice a modo mio e oramai profondamente commossa, stasera, per la teoria delle maree con cui era imprescindibile che cadessi a picco.
Resto in pigiama, qui, a Casa Pazza e mi fanno strano i semafori nella notte, quando esco e torno alle mie piogge adesso più quiete.
Non mi hai abbracciata, non ti ho abbracciato neanch'io; ad amare rischi di dividere troppo fino a perderti tutto. Ancora contraddizioni in cui faccio in modo tu mi possa confondere, ancora espiazioni da risolvere e raggomitolate, conflitti inutili tra inutilità compresse a dirsi nervosismi e sono permanenti tensioni personali ad incontrarsi e scontrarsi con le tue manie. La di me bambina però io la abbraccio sempre ed ha tutta un'identità sua di cui sono fiera ogni giorno. Ne faccio questione di proprietà: di significato, di linguaggi, di particolare virtù non accessoria che è dovere controllare stia bene e abbia aria necessaria come bambina di cui prenderti cura, premura. Ad amare rischi di dividere tutto fino a perderti troppo in una strada che conosci, a memoria, con le chiavi e - pozzanghere o no - saresti folle a girare vuoto e non verso casa dove
sto impazzendo, non te ne accorgi, perchè mi lasci sola.
Non ti perdi niente. Non ti perdi niente.
Se non te ne accorgi non ti perdi niente.
Anche quando mi hai chiesto se avevo bisogno di te, parlavi in verità per te.
Sta tutto in un dialogo che continuo a proporre a senso unico - semafori o no -
lo dico perchè non ci sono specchi incrinati nè inclinati qui.
Desiderio di condividere vita, cin cin.

15.51
h.n.
4 dicembre 2009

Federico Sirianni - Melodia per occhi stanchi
Jimi Hendrix - Hey baby

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