SPIRALE CICLICA

Si corre soli. Si corre come cani senza guinzaglio in strade di paesini senza padroni. Eroi per giorni che se ne sono andati come faremo noi con le museruole sciolte, ma senza accorgerci. Ci saremmo portati bottiglie di vino rosso e penne scariche se avessimo saputo. Un cast di attori più che di eroi.

martedì 15 dicembre 2009

io.

La mia infanzia - pur avendo passato anche qualche esperienza piuttosto brutta tipo questa o l'aver rischiato un annegamento cumulativo di tutta la famiglia una volta al lago maggiore, è stata un periodo molto felice della mia vita. A 16 anni per una mia precisa e consapevole scelta mi sono trasformata da pecora bianca a pecora nera della famiglia vivendo un periodo di punto in bianco privo di qual si voglia appoggio famigliare, anzi. L'ho fatto perchè credevo fermamente nella strada che andavo a prendere scegliendo, dopo svariati tentativi di dialogo con i miei, di vivere una storia d'amore che loro disapprovavano. Mi sono ritrovata sola e neanche realmente perchè più che da 'sola' ho vissuto quel periodo 'da reclusa ed esclusa' nella mia stessa famiglia.
Da quei giorni sono caduti però tanti tanti muri e ho via via capito quanto sia meglio - per quanto costi - vivere senza un nido piuttosto che sotto una campana di vetro e quanto questo comporti rischio e insicurezze.
Mi sono innamorata della vita vivendola pure dove e con chi 'non mi era concesso', a modo mio e devo dire che pur trovandomi spesso da sola e non compresa per mie scelte ed il mio modo di essere, ho riscontrato notevoli e significativi segnali di quanto ciò che 'sono' viene effettivamente comunque trasmesso agli altri.
Sono orgogliosa di me e non so se questo si chiami narcisismo, ma lo sono al punto da non interessarmi come vincolo vitale il fatto che ne siano orgogliosi gli individui che ho intorno. Non posso nè m'interessa negare che tengo a questo e anche molto, ma più come un bisogno ed una voglia di comprendere l'altrui testa e sentire - anche di questo l'importanza l'ho capita vivendo - che non per una concreta esigenza di sapere o trovare approvazione nel giudizio degli altri.
Ho scelto progressivamente di pagare il costo della mia libertà, forse alla fine è questo. Libertà anche dalle schiavitù che c'infliggiamo noi stessi sostanzialmente per paure. Io le mie paure e le mie sofferenze me le vivo tutte, ben contenta di farlo, non per un malato masochismo, ma perchè credo fermamente che la vita sia anche questo. E che si sia uomini e donne quando tutto ciò si riesce a guardarlo in faccia ed affrontarlo. Guardare in faccia uno, dieci o cento amori pronti a stringerti le mani e tirarti su è superficialmente più facile che non essere banalmente capaci di rialzarsi da soli, piuttosto che scegliere di mettere in discussione le proprie passioni ogni giorno senza darle per raggiunte e contemporaneamente perderne il valore.
Mi dicono di 'fottermene' di tante cose e persone praticamente tutti dopo mezz'ora che mi guardano in faccia. Non riesco a farlo. E' un mio limite o una scelta precisa o una difficoltà caratteriale dovuta all'aver assimilato prima dai libri e poi dal vivere quotidiano la corresponsabilità così come una sorta di 'co-emozione' che è qualcosa di più e di diverso dalla commozione di fronte alla vita degli altri.
Vivo di emozioni, che siano fugaci tratti di penna o forti inconciliabili sensazioni che non si placano in anni e mantengono un contrasto con le mie quotidianità o con la voglia che mi prende ogni tanto di stoppare questo incedere di ritmi impossibili da seguire persino talvolta per me. Eppure la cosa più bella è che quei tratti di penna e quel quotidiano me li scrivo di mio pugno come più o meno fanno tutti. Consapevolmente o no.
Ora la questione può tornare ad essere: si finisce per recitare comunque se stessi scrivendosi addosso e illudendosi di avere in mano il proprio destino?
non lo so. Quello che è certo, per me, è che non ho mai costruto nè fotografato immagini fasulle e che con le mie contraddizioni ci gioco a carte o a scacchi tutti i momenti e, tirandomela, rendendomi evanescente, narcisista o fragile che sia, non mi privo mai delle mie partite.

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