Seduta sul divano accanto a me
mi racconta la sua sceneggiatura
o la sua vita: è impreciso il confine
tra sogno memoria invenzione e realtà:
è tutto vero mentre lo racconta
e soprattutto
rimane vero dopo raccontato.
Le nostre spalle, le nostre braccia distano
qualche centimetro: se lei s’avvicina
sento un calore come quando sfiori
un ferro acceso: avverti il pericolo
di ustionarti, se il gesto non è attento,
se non è misurato. E mi accorgo
che mi allontano, sorprendentemente
– seppur di poco – mi allontano, mantengo
quei centimetri, scivolando più in qua.
È una precisa sensazione fisica:
non è dentro la testa, è sulla pelle.
Poi però, mescolando fogli di appunti
scarabocchiati e disegni e libri aperti,
le nostre braccia aderiscono così
come se non avessero voluto
e non c’è più quel calore violento:
il contatto non brucia, ma nemmeno
è tiepido, né freddo – non c’è differenza
di temperatura percettibile, quasi
non si sa di toccarsi.
Allora anch’io le racconto qualcosa
della mia vita.
Carlo Molinaro
Nessun commento:
Posta un commento
Dicevi?