SPIRALE CICLICA

Si corre soli. Si corre come cani senza guinzaglio in strade di paesini senza padroni. Eroi per giorni che se ne sono andati come faremo noi con le museruole sciolte, ma senza accorgerci. Ci saremmo portati bottiglie di vino rosso e penne scariche se avessimo saputo. Un cast di attori più che di eroi.

giovedì 15 luglio 2010

Tra i tuoi fiocchi di neve e i miei fogli di te

(when you're irish eyes are smiling - bing crosby)


Ci baciavamo ch'era sera fatta, pure di più.
Come se fosse quasi usuale.
Era forse già capitato, una volta, prima; prima che in quella via dietro la piazza, dove i tecnici trafficavano con cavi e strumenti per smontare il palco nel vociare dei rimasti e dalla quale t'allontanavi di poco tu che con la chitarra ti pensavi di sistemare in auto.
Hanno ripreso tutto con una videocamera nera. E' stato uno. Non sono fisionomista e lui aveva il viso di telecamera in quella serie di momenti mentre io, poi, ti stavo baciando e non ci fregava molto d'altro.
Poi quell'ufficio, lì di fianco: unica lampadina accesa della via e persone dentro, intorno a una scrivania, che ti avevano conosciuto quando io non sapevo, quando io non c'ero. La ragazza poi, sicuro, l'avevi baciata in tempi remoti. Ed era ancora sola, sottile e gelosa insieme. Siamo entrati, come s'evincerebbe dal video. Sul tavolo davanti al quale eravamo seduti sopr'a seggiole nere e acciaio persone ti scambiavano dei fogli; li dovevi firmare svogliato (era doveroso così). E intanto che la stampante li sputava via noi, seduti con le nostre sensazioni in bocca di complicità e familiarità improvvisa, ci guardavamo poco ed eravamo molto vicini e scherzavamo di niente con tutti come fossimo ad una cena d'amici in cui non ti mettevi a suonare ed io non mi distraevo nello scrivere sui tovaglioli con le dita.
Poco prima avevamo deciso di partire senza dircelo, insieme, senza bagagli a parte quella chitarra ora già in auto, neanche particolarmente bella, probabilmente già scordata a causa dell'aria umida. Un'auto che non so, d'intorno era buio tranne quell'ufficio e pure la videocamera era stata buia tutto il tempo, in quella via, riuscendo a non succhiarsi nulla di quel lungo nostro bacio nella sera in cui in un certo tratto di strada eravamo stati di fronte.
Mi sono svegliata ch'è stato bello, solo mio e viaggio ora nel mio vagone d'illusioni senza guardare al finestrino e ti penso davvero forte, tu che sei partito l'altroieri e oggi sei stato, lo immagino, ancora in auto. Secondo me siete arrivati nella sua città così. E tu forse stanotte avrai baciato una diversa da me in un istante buio o in una arteria di paese o invece avrai creduto di farlo dentr'alla stanza d'albergo, lei tua per una notte, estranea abbastanza da esserti familiare e piacerti e poi ti sarai svegliato che ci pensavi o invece avrai dormito su altro.
E lui pure, chissà quanto ha saputo esser banale stanotte.
Quando sarà scuro, tra una manciata d'ore, chè oggi scivolano via di fretta, sembrerà una lampadina sola, gelosa e irriverente, sul palco da cui sputerai fuori di bocca le tue sensazioni da dire e lui per una volta non criticherà; io sarò forse tra chiacchiere amichevoli o in una cena famigliare con lo sguardo di chi è altrove e sembrerà avvolgermi una strana aura colorata, mi si spezzerà come una corda, ma ci saranno una serie di attimi in cui stasera ci ritroveremo di fronte in tre senza saper dire se si possa definire sogno e chiamare illusione.
Uno spicchio di luna vagabonda tutta per noi e i tuoi occhi si faranno piccoli come quando sai farli brillare.
15-7-2010
12.47
h.n.


Guarda fuori quanta neve
si è posata sopra i rami,
è l'inverno che ha deciso:
tu non devi andare via.
Sarà meglio che ti siedi,
sarà meglio che rimani
per scaldare questo inverno
della vita mia.
Senti fuori come il vento
sta gridando il suo dolore
porta il pianto senza fine
degli spiriti del nord.
Sarà meglio che mi abbracci,
sarà meglio far l'amore
per mandare via la notte
e per scaldarci un po'.
Passeremo notti insonni
qui davanti al fuoco acceso
e poi verrà la primavera
ad accenderti il sorriso
e festeggeremo insieme
quel momento tanto atteso,
ruberò gocce di pioggia
per posartele sul viso.
Rideremo del dolore
perchè il dolore non fa male
e poi voleremo in alto:
due gabbiani sopra il mare.
Con la luce delle stelle
scriveremo il nostro nome
metteremo in tasca i sogni
e li spenderemo qua.
Rideremo della morte
perchè la morte non fa male;
fuggiremo dalla guerra,
fuggiremo il temporale
e nei giorni d'avvenire
scriveremo il nostro nome;
metteremo in tasca i sogni
e li spenderemo qua.
Guarda fuori quanta neve
si è posata sopra i rami.
E' l'inverno che ha deciso:
tu non devi andare via.
(neve - federico sirianni)

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