SPIRALE CICLICA

Si corre soli. Si corre come cani senza guinzaglio in strade di paesini senza padroni. Eroi per giorni che se ne sono andati come faremo noi con le museruole sciolte, ma senza accorgerci. Ci saremmo portati bottiglie di vino rosso e penne scariche se avessimo saputo. Un cast di attori più che di eroi.

mercoledì 18 maggio 2011

No-i - caleidoscopica arroganza di un T(h)e verde

(domenica, 23 settembre 2007 alle 03:45)
Mille luci dentro questa notte dai vetri colorati come piccole stelle dentro di me caleidoscopio, dentro una città che diventa cielo in un attimo con il buio che la contorna, che mi contorna, che mi sento dentro. 
Rimasi in fila forse per ore, lunga, lenta, inesorabile come la viola d'inverno quando ti coglie alla sprovvista; come l'arrivo di Godot quando non lo stai aspettando: sempre; mai.
Sono arrivato davanti a quel campanile abbandonato (non era mica tanto alto!), che puzzava di chiuso e di vecchio e quando ti sono arrivato davanti con tutto quel rosso sul tappeto sotto di noi come nelle tue bandiere, i rametti di viola come il tuo odore di buono ti contornavano i capelli e il corpo. Nel viso tra i riccioli la rosa bianca che avevi gettato nel fiume solo sei anni prima. Sei anni.
Tutto intorno mazzi di fiori di campo, mazzi di carte, non mazzi, rami spezzati, petali in pioggia e poi tu. Come una di quelle stelle nella notte solo lì fuori. Ancora presente anche nell'assenza di luce.
E io. A domandarmi un banale "perchè?" e quella musica sentita in concerto e adesso è il tuo stereo che sembra orchestrarla apposta. Per farmi soffrire, adesso sì, in quel lento inesorabile suono e colore e profumo di viola.
In quel fine, "non lieto, ma tant'è", ti dissi quella sera a casa mia. E non c'era nemmeno un caffè col quale scaldarsi. Lì, solo, questa volta io, mentre tu coi tuoi parenti e pochi amici intorno. Una sola stupida domanda che mi crollava addosso rimbombando dai soffitti dell'abbandono, chiuso e vecchio, come nel mio pianerottolo mentre dicevi "va bene, ho capito" e non volevo che avessi capito così.
Perchè avevi scelto quel vecchio e chiuso proprio tu così aperta e innovativa? poi ho capito quel che avrei dovuto non confondere prima. Tu sei anche le tue contraddizioni.
Come me. Come tutti.

Rincuorami.
Dimmi che il tuo nome in quella lista non c'era e non ci sarebbe mai potuto essere, mai ci sarà. Reintestami il tuo testamento d'affinità e ti darò la chiave e la cittadinanza onoraria della dignità del mio libro di firme. Ereditiamo entrambi. Ma non sei ancora andato oltre ed anch'io sto qua, a guardarti. Ad occhi chiusi. Come in quel testo che ci ha lasciati soli solo una volta, sotto la volta di una sala prove dove provavamo ad essere veri.
Non ti sogno mai. T'immagino, ti racconto, ti penso.
Con quella lista non avresti giocato mai.

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