Matita rossa
- non è mai troppo presto per tornare a essere se stessi -
- non è mai troppo presto per tornare a essere se stessi -
se non ci pensassero loro.
Dita.
Dite qualsiasi parola
che non possa rubarmi le mie.
E' un sesso insicuro quello della poesia.
E' lì che mi viene addosso proprio quando
il sole si rigira nel letto,
è azzurro
e prende luce la notte.
Riaffronto il respiro, scrivo.
"ah, ma così?",
sorridi sfuggendo.
Sì, così
sorrido ridendo.
Mi rivesto pure
intanto che ci pensano
i passeri.
Mai e del tutto.
Scalo le mie rapide,
vacillo mentre fremono graniti
e gomiti.
Si spezzano i tronchi,
mi appendo ai cespugli,
ma porta via l'acqua
i miei piedi.
Rivestiti,
pure se ci sono gli uccelli.
Ogni milione, uno vola anche nel buio
senza dirlo a nessuno.
Dietro la montagna
io troverò sempre qualcuna
di quelle domande
a cui non so che dire.
Nessun Mosè ad illustrarmele davvero
se non d'io.
Grida al tradimento
nel finto silenzio
mentre sono di qua
e tu ci sei
vicino.
Riderò, tu ne pure.
Schiamazziamo i nomi degli angeli
quando non ci sono che propri demoni da seguire.
Bada bene, scrissi seguire.
Ti ho lasciato sulla scrivania
il rossetto aperto:
puoi assaggiare s'è dolce di vendetta
o prepararti a scappare
senza pagarmi il riscatto.
Un'altra firma su un orario
che dà l'alba
alle dita screpolate,
stanchi occhi,
anche laddove non si conduce,
non s'approva,
non si capisce niente.
Ch'è presto tornare
a sentirsi se stessi
se solo passano,
volano, si voltano,
cantano e gracchiano
ancora
i risvolti dei nostri lenzuoli banali
posati
su rami inassenti.
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