SPIRALE CICLICA

Si corre soli. Si corre come cani senza guinzaglio in strade di paesini senza padroni. Eroi per giorni che se ne sono andati come faremo noi con le museruole sciolte, ma senza accorgerci. Ci saremmo portati bottiglie di vino rosso e penne scariche se avessimo saputo. Un cast di attori più che di eroi.

lunedì 25 gennaio 2010

14.01.10 - Sotto coperta

Metto in tavola la macchina foto che s'aggiunge ai preparativi per una nuova giornata a partire dalla colazione. Mi preparo anche per te. Sono passate da una dozzina di minuti le grida del gallo, meccaniche, che escono dalla mia sveglia e neanche la tazza sulla tovaglietta arancione che già sei qui. Non il tempo di chiedermi se ti terrai distante per dispetto per ricambiarmi della stessa assenza di ieri, se non sei passato neanche tu invece o sei comprensivo e non ci dai peso o se non t'importava affatto. O se saresti arrivato con foga, di fretta, per scoprire se ci fossi, un po' prima del solito. Ci giochiamo la nostra moneta di tempo. La tua coda rossa sui fili curvati e vuoti di gocce e di panni e di reggiseni azzurri. Mi regali il tempo di portarti nei miei album di carta che nasceranno prima o poi e giro in cucina cambiando prospettiva al tuo ritratto immedesimandomi in una regista assistente perchè in realtà decidi molto tu. Poi saltelli, ma leggero, nell'aria e scatti a volare verso l'alto, forse il tetto. Se rimanessi sopra la mia testa per tutto il giorno non potrei saperlo. Ci siamo dati appuntamento tra un'ora con questa moneta? Giochi anche tu a sfidarmi nella battaglia al pretendere. Egocentrico un poco. Là fuori c'è un freddo freddo stamattina.
Io non ci riesco a non prendere quei treni, sai Sapia? I treni verso ciò che vorrei li prendo tutti almeno pensandoci tanto e mi chiedo perchè anche negli amori ci siano sempre treni da cogliere al volo. Come non s'ammettano ritardi del caso. Ti somiglio quando vengo a bussarti alla porta col gancio di vetro che fa rumore sul legno insieme al mio pugno ch'è abbraccio a ogni incontro. Non te lo dico perchè io, poi, non somiglio a nessuna.
Confido a te che lui ha voluto raccogliere un mio regalo spedito in ritardo e un attimo prima che gli dicessi che amo la sua capacità di reinterpretarsi sempre, l'ha aperto.

Sono le 10 e 7 minuti e il pettirosso mi arriva in picchiata, io sapevo che era lui anche se non ero sicura ci fosse stato qualcosa o qualcuno in balcone. Mi sono affacciata per controllare non si fosse fatto male: c'era. Ha saltellato in alto, un secondo solo, un secondo volo. L'ho seguito fin sul comignolo fumoso due tetti più in là. Magari abita lì dove non posso scoprire s'è in casa o, eterno migrante, viaggia. Neanche un'ora per tornare da me e giocare a farsi prendere dai miei occhi che di fulmineo non hanno proprio niente.

Non trasferire le mie passioni nei campi seri dove dovrei è una scelta dovuta a mancanza di voglie e d'inviti: una prostituzione che ha il suo prezzo sciupato. Passioni che vivo a metà. Non si fa. Delle volte non ho la forza per uscire da queste gabbie d'intuizioni efficaci, come scatole cinesi a forma di dadi di Rubik e io gioco con dadi di numeri e colori scambiati al bianco e nero sfocato per il mio, numero, da clown.
Delle volte terrei il cappello in testa e alla mia barchetta di carta non strapperei il poster del cielo solo perchè possa vedere le stelle anche lei con tutti i suoi marinai durante la notte. Potrebbe essercene un altro e un altro e userei la mia vita per straccio col whisky che cade dalle cassette di legno mentre la barca ondeggia troppo e punta i suoi remi nell'inchiostro. Metodica diventerebbe monotona e se ho già qualche dubbio sulla monogamia per sposarmi ad una causa soltanto, figuriamoci se rischio di perdermi tutto. Le onde di questa mia realtà non finiranno prima di me, è inutile che io insista a classificarle senza neanche definizioni scientifiche in mano o in testa.
Noi liceali abbiamo ognuno le sue conseguenze che siano gonnelle a scacchi di una Lolita giocatrice o strani discorsi a cui t'impegni a togliere ciò che non è essenziale. Sintentizzami se ci riesci: sarò il tuo sintetismo scordato.

Ti rimanderei come appuntamento non preso, come scolaro non buono, come hit su una radio commerciale, come maledizione o insulto con su ricamata la rabbia, come lettera senza destinatario e scopo, come groppo, giù, in gola. Come invito, come invito a settembre a tornare, come minaccia di niente. Ti rimanderei come fiore d'ogni mattina per colorarti la scrivania in ufficio o messaggio la sera per chiedere notizie della tua cena al corriere. Ti rimanderei come assunto. Inizieresti sempre domani. Non ho voglia di una nuova carta bianca per avere a che fare con il tuo patetico contornarmi di epiteti piccoli per cui ci giro intorno. E' la mia spirale. Come gli stormi che si mettono le matite nelle ali e disegnano tutt'insieme nell'aria che chiamiamo cielo troppo poco e gli dedichiamo tante speranze vane tenendo segrete quelle vive. Solitudini che s'incontrano senza dirsi 'buongiorno' e per piacere.

(sirianni - neve)

Volto lo sguardo... e il pettirosso diverrà bianco? fuori nevica.
M'immedesimo in te mentre scrivi, non nelle tue storie. Scrivo allo specchio, chiedo un nuovo rossetto per lasciare messaggi in occasione d'omicidi che commetterò amando.
Vorrei uscire dalla mia mente, egoista e smettere pericolosamente di pensare: mi succede quando non reggo neanche io i miei voltaggi o ritmi. Di nuovo. Indietro. Ad altro. Via. Rimandami.
Ditemi. Di stitico, statico, sintetico, ditemi qualcosa. Inventerò una frase di cioccolata ogni volta che vengo qui ad espellere bisogni e pensare di dire stupidaggini? Lei ne ha pianto, non è facile per tutti, non è facile per niente.

Giro lo sguardo all'angolo e nevica. Ancora coriandoli bianchi o dio che costruisce una statua di gesso di se stesso ammettendosi finalmente egocentrico. O i soliti fans della Vergine in prima fila che ride consolatoria e le ridipingono il tempio, ma non han strizzato i rulli sulle grate di ferro. O forfora di Pietro, da lanciare come a far cadere giù pietre mentre balla e scuote la testa. O è gracile ghiaia che indica percorsi da far cancellare allo stregatto stavolta sgomento. Grano di qualche paese straniero dall'altro lato del mondo, come ruotare la palla di vetro all'ingiù e rimanerci sotto a godere lo spettacolo. Oppure è solo un effetto speciale del film e telefonerà lei a ribellarsi e dirci di svegliarci.

Io sto appallottolandomi sotto la coperta indiana prestatami da un navajo americano, gioco la mia partita a carte col sonno. Eppure continua a piovere bianco.
In Paradiso mia nonna spazza pavimenti di nuvole, sbatte tappeti di polvere. Finalmente qualcosa di utile lassù a parte rifocillarsi di caffè per mantenere un po' di calore in quel freddo infernale che deve fare dentro agli sguardi di chi si sente innocente. Un caffè per non addormentarsi di noie.
Andiamo, sono addobbi di carta ritagliati da noi che danzano nell'aria suicidatisi dai balconi.
Se tieni fermo un braccio o gli affondi troppo peso s'intorpidisce con i Santi.
Eri tu, ci scommetto, t'ho riconosciuto dai saltelli in aria e fino al tuo tetto. Io, mano appoggiata al vetro e insieme alla fronte, attenta a capire se ha smesso la neve. Hai fatto per venire. Lei non ha imbiancato nulla, ma ha rallentato il suo fingere che sotto di lei non ci sia niente e il cercare di recitarsi morbida indiana.

Io getto sale, non per sciogliere ghiaccio invisibile che sceglie la parte dell'illusione che ci fa innamorare, ma in pentola a bollire. Incerta tra il tuo esserci o no, so che con un po' di tempo farai sentire il tuo peso come morte che non amiamo mai. E l'accusiamo d'ingiustizia. La morte è nostra vittima.

Il pettirosso nero non è in palinsesto, non si può addomesticare eppur'è amore o la solita frustrazione in poesia che continuerebbe con lui che sbatte le ali e vola via. Ho un pensiero che saltella come fa il pettirosso nero e non si fa appuntare. Tempero matite per farne ali al libero partecipare anche lui a questa messa, in onda.
Mensa sul litorale da cui guardo la neve invisibile se renderà blu i prati come polvere di Peter.
Artemisia non è maga nè donna distratta. Se t'avesse avuta davanti avrebbe detto certo qualcosa. Fabbrica borse da spesa: ci infilerei dentro biglietti con poesie variopinte da far girare un po' ovunque tra ciò che diventa acquisito, ma diverrebbe nella mia testa lo stesso quesito.
Un foglio per volta preso da una cartellina rossa con etichetta e scritta in nero. Scrivo in nero anche sul bianco dei quadretti in cui m'appendo e incornicio. Ali nere e coda rossa nella neve il pettirosso che adotto. C'è sangue: non è morto.
h.n.

(griechi - la coperta indiana)

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