SPIRALE CICLICA

Si corre soli. Si corre come cani senza guinzaglio in strade di paesini senza padroni. Eroi per giorni che se ne sono andati come faremo noi con le museruole sciolte, ma senza accorgerci. Ci saremmo portati bottiglie di vino rosso e penne scariche se avessimo saputo. Un cast di attori più che di eroi.

martedì 26 gennaio 2010

Mi gioco un autogol - le lettere esistono ancora, anche buttate

Ad A.

Come dirti che ora ogni volta che passa quella canzone di Guccini mi vieni in mente tu come se un'adolescenza sfrontata non l'avessi abbandonata a battaglie già vinte?
Non ti ho scritto mai niente di diretto, forse su questo hai ragione un po' tu.
E' tutto vero: gli addii; le comparsate per capire se ci sei; i ricordi che sanno di frasi che mi hai detto senza accorgertene quand'eri mezzo ubriaco e solo così sei riuscito a metterti in gioco.
E' vera pure qualche mia titubanza fragile nel farti arrivare il messaggio che mi dispiace. E poi te lo mando senza alcun senso perchè non hai elementi per capirlo e io lo so.
Vorrei chiuderla qua, ma poi c'è Guccini che non mi dà suggerimenti ma messaggi cifrati che sono in fondo miei e ce li infilo tra le note perchè vivo delle mie immaginazioni molto più di quanto credi tu.
Me lo ripeto, certo, che sono errori ed incidenti di un percorso che non porta alla destinazione che vorrei raggiungere, ma il fatto è che delle mie mete m'è sempre piaciuto più il viaggio che il soggiorno e non per delusione. Sempre i miei dannati codici, messi apposta come combinazioni di fortezze che sono lasciate quasi sempre aperte
Da te vorrei risposte chiare che non sovraccarichino intuiti sbagliati, segnali confusi nè pettegolezzi. Pure il tuo tempo vorrei e ormai dovresti averla imparata la mia presunzione. Ti raccomando di combattere per cause che ti vedo solo io negli occhi e di sicuro le tue sono altre.
Se ti domandi un senso, è ovvio non ci sia.
Solo un'altra pagina scritta a casaccio, senza un destinatario messo del tutto in chiaro, senza commenti scritti con parole che non han capito, senza.
Da questa lettera ho tolto, non ho messo.
Ho tolto i filtri da the con cui convivo di mattina e pomeriggio e ho tolto la voglia di continuare a credere che quello che mi dici abbia un valore vero che centra con te. Ho tolto le assenze che mi fanno male, soprattutto di discorsi e sguardi convinti. Ho tolto le musiche che devono completare le mie immagini che sono nella mia testa e passo solo quando scrivo film senza costruzioni sceniche.
Ho tolto anche il bisogno di condividere pezzi di puzzle, che non era poi un bisogno, era voglia di te un po' diversa dal sesso, ma nemmeno poi troppo.
Questa è sempre però la mia mente bucata che filtra significanti e gesti come teatri di pupazzi che per capire che dicono devi averli costruiti. Di pezza, ovviamente. E che i fili ce li hanno sotto i piedi e non tra le mani.
In mano tengono solo carta, matite colorate e disegni fatti e finiti. E buttati come collane rotte, scaraventate su un tappeto che ne nasconde qualche perla a meno che non controlli bene. E se non ti serve un legame, ma t'accontenti di un braccialetto, pazienza.
L'importante è che non lo scambi per uno di quei rosari che ho appeso alle orecchie del mio coniglio con la convinzione di regalartelo come sberleffo in uno di quei nostri incontri negati.
Sono poche parole sceme da non farci caso, scritte davanti al campanile dell'orologio mentre ascolto il nostro disco non solo nostro.

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