SPIRALE CICLICA

Si corre soli. Si corre come cani senza guinzaglio in strade di paesini senza padroni. Eroi per giorni che se ne sono andati come faremo noi con le museruole sciolte, ma senza accorgerci. Ci saremmo portati bottiglie di vino rosso e penne scariche se avessimo saputo. Un cast di attori più che di eroi.

domenica 29 novembre 2009

Come se lo disturbasse

Dovevo andare ad una riunione quella sera. Era, anzi, la prima riunione del meetup per me e sarebbe stato il mio benvenuto perchè, invece, sul forum, scrivevo già da diversi giorni e mi ero già fatta riconoscere da molti.
Ho fatto per partire con nelle mani le stampe delle pagine di cui avremmo dovuto disquisire quella sera. Sono andata dall'ufficio di mia mamma a casa dei miei nonni, un isolato piu avanti, tutta contenta perchè iniziavo da lì a poco un'avventura nuova.
Per quei pochi passi... ogni tanto li ho contati e sono meno di duecento.. mi sono iniziata a sentire stranamente poco bene. Mi faceva male respirare, mi faceva male all'altezza del collo, ma dentro, ho pensato a un colpo di freddo e non volevo farmi rovinare i programmi da uno stupido malore del momento che non avevo mai neanche avuto prima. Poi pure quando sto male io reagisco abbastanza cosi, quindi!
Arrivata da mio nonno per cenare e poi partire col pullman, mi son sentita sempre peggio anzichè sentirmi maggiormente ristorata dal caldo della casa.
Nel giro di poco ero su una poltrona nello studio di mio nonno, senza neanche essermi ancora tolta del tutto la giacca, con evidenti difficoltà di respirazione. Sono stata ancora peggio via via e mi sono pure spaventata, fra l'altro, forse per la novità (ma di solito le novità mi attraggono anche quindi credo fosse più perchè non è bello ritrovarti che non sai cos'hai e sai solo che non riesci a respirare sempre più). I miei nonni han chiamato mia mamma e i miei zii che erano lì han cercato di chiedermi cosa mi sentissi, ma non riuscivo a respirare, figuriamoci a parlare.
Credo mi sia uscita dagli occhi qualche lacrima, ma non ne sono certa.
Mia madre ha telefonato alla guardia medica e ad una farmacia di fiducia che faceva il turno di notte.
La guardia medica ha detto di portarmi immediatamente in ospedale che poteva anche essere molto grave. I miei amici del meetup erano stati avvertiti da me per sms all'inizio quando ancora non stavo cosi tanto male e ora mi continuavano ad arrivare telefonate e sms.... mi aveva fatto piacere, poi, scoprire che c'era chi già si era preoccupato per me, seppur relativamente e che persino in riunione si erano passati un po' la notizia e leggermente allarmati al punto da cercarmi per chiedermi come stessi e avere rassicurazioni sulla mia salute.
Dopo un po' che non riesci a respirare e lo fai con difficoltà e fatica si crea una condizione fisica tale che sembri uscito da una pesante broncopolmonite di colpo (faccio sto esempio perchè la broncopolmonite ce l'ho avuta e pure grave da piccola per ben due volte ed è l'unica cosa che mi viene comoda a spiegare le mie condizioni di quella sera dopo ormai ore, almeno un paio, che stavo cosi).
Siamo quindi andati in un ospedale lì vicino e dopo le prime visite mi mandarono nell'ambulatorio previsto per me. Non ricordo neanche che reparto. Ricordo un medico che a definirlo tale mi viene l'orticaria perchè un medico dev'essere innanzituttto un uomo, è imprescindibile.
Sto deficiente, evidentemente abituato a quell'ora a vedersi arrivare gente con il genere di problemi che mi appiccicò addosso, mi iniziò a fare domande, legittime, per capire. Peccato che notai da subito una strana reticenza nell'ascoltare le risposte come se quello che dicevo non lo soddisfacesse. Mi interrompeva persino proprio laddove glispiegavo l'iter con cui era peggiorato il mio stato che, per altro, non era migliorato nel frattempo quindi faticavo non poco a parlare e si mostrava nervoso pure per questo. Come se lo disturbasse (a lui?!).
L'ultima volta che mi interruppe sbottò con una sorta di sfogo a metà tra il ridicolo e il patetIco se non fosse che ero sotto le sue grinfie. Negli ospedali e con la medicina si gioca una partita squilibrata.
Insomma questo prende e mi inizia a chiedere a mò di domanda retorica che droghe di preciso prendo o ho preso quella sera. Se fossi stata meglio mi sarei credo messa a sorridere. Non perchè ci sia qualcosa da ridere per situazioni di tossicodipendenza, intendiamoci, ma perchè questo si campava le sue teorie sulla base dell'avermi guardata in faccia e vista, presumibilmente, un po' magra e in quel momento un po' pallida.
Diceva che quel tipo di crisi respiratoria era crisi d'astinenza e che lui ne vedeva tantissime e le sapeva riconoscere.
Mi disse che tanto il metadone se continuavo a rifiutarmi di dare spiegazioni reali non me lo dava (e monomale).
Poi senza ascoltarmi commissionò, con un 'va bene' di congedo ai discorsi con me, una certa dose di un certo farmaco da farsi per iniezione affinchè l'infermiera la preparasse. Gli chiesi che tipo di farmaco fosse. Si rifiutò (ed è persino illegale che io sappia) di darmi spiegazioni per ben due volte. Poi l'infermiera gli fece notare che era tenuto a dirmelo ed io insistetti ulteriormente proprio perchè, visto cosa già era accaduto e vista quell'ostilità, volevo capire cosa voleva iniettarmi. Subito mi disse solo un certo dosaggio di en (che mia madre poi mi disse comunque esssere un dosaggio molto molto forte tanto più se fatto per via di iniezione e ad una ragazza e ad una ragazza con una corporatura comunque esile e ad una ragazza che non aveva mai preso di quei 'tranquillanti'). Dopo un po' mi disse pure, ad uno sguardo dell'infermiera per nulla evasivo, che c'era pure un non so piu quale farmaco che serviva per gestire le crisi d'astinenza come la mia.
Ancora!
Mi sono rifiutata di prenderlo rispecificando con le forze che potevo che non avevo preso (mai nella vita fra l'altro, manco canne con gli amici al liceo) alcuna stracazzo di droga. Sto deficiente si rifiutò allora di visitarmi o cercare spiegazione in altra diagnosi e mi rispedì a casa con un foglio in cui si parava il culo scrivendo che mi ero rifiutata di prendere la cura - senza specificare quale nè sulla base di cosa era stata decisa - e questo, mi disse, per lui era l'ennesima conferma delle mie condizioni di tossicodipendente perchè i tossici pare abbiano di queste crisi per cui poi rifiutano le cure. Cioè secondo lui ero andata lì in cerca di metadone e vedendo che non mi davano quello me ne andavo. Bah.
Andai in un altro ospedale e mi visitarono, mi controllarono il battito e il respiro (la saturazione mi pare) ogni poco, mi diedero per flebo un calmante ed un antidolorifico prima di farmi fare sì un consulto psichiatrico (e anche qui ci sarebbe da ridere), perchè la mia poteva anche essere, mi dissero, una crisi di panico (panico "perchè" non si capiva), ma mi fecero anche una radiografia, una visita approfondita, etc. Non avevo niente di rotto, per altro era facile da immaginare, ma venne fuori che presumibilmente avevo qualcosa all'esofago: come una specie di infezione e questo provocava anche difficoltà di respirazione per via del male all'attaccatura del tubo che magari, suppongo io, rompe le palle anche alla trachea. Ad ogni modo sicuramente poi un po' ha peggiorato le cose lo spavento e il prolungarsi dei tempi in cui avevo difficoltà respiratorie che, però, han trovato molto più che umano. Con l'antidolorifico che mi diedero mi sentii meglio, ma l'esofagite quando prende non perdona. Soprattutto non perdonano - ho poi scoperto trovandomi a riaverla in alcune altre occasioni - super alcolici se bevuti lisci.
Si venne poi a scoprire che l'esofagite è tipica in casi di lavande gastriche fatte male e che in effetti la mia sembrava proprio provocata dall'aver grattato col tubo della lavanda gastrica. Quell'estate (la sera in cui stavo male era di fine settembre) avevo subito a Livorno una lavanda gastrica, dopo un cocktail bomba di alcool e farmaci presi ad minchiam, in cui c'erano stati problemi proprio per via del tubo che mi rimisero due volte per poi lasciarmi intubata di vari tubi (carbone attivo, flebo, controllo del battito e della pressione continuo,...) per tre giorni in una città non mia, completamente da sola, ricoverata in una stanza d'ospedale mai conosciuto prima.
Mi ero presa quel cocktail volutamente e direi pure consciamente, conscia di quella incoscienza che ti fa fare grandi gesti, ma anche grandi stronzate, per amore.... pare assurdo. Ma questa è quasi un'altra storia e non ho neanche tutta sta voglia di raccontarla ora che l'esofagite la tengo sotto controllo e la ragazza del lago l'ho lasciata al suo lago senza tentativi di gesti inconsulti.
Una cosa però è da dire: non so se è da considerarsi più inconsulto il mio gesto inutile e idiota di prendere merda per tentare d'ammazzarmi su un viale sotto casa di un amore perso per volontà mia o se sia più inconsulto per quell'amore il gesto di stare a chiudere le tapparelle della finestra del proprio salotto toscano per non guardare.

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