SPIRALE CICLICA

Si corre soli. Si corre come cani senza guinzaglio in strade di paesini senza padroni. Eroi per giorni che se ne sono andati come faremo noi con le museruole sciolte, ma senza accorgerci. Ci saremmo portati bottiglie di vino rosso e penne scariche se avessimo saputo. Un cast di attori più che di eroi.

martedì 17 novembre 2009

un po' bohemien

Quella sera ero sexy per circostanza,
di solito lo sono per scemenza.
Come non capire che girando così,
per le stanze di casa,
propria senza proprietà,
con il cesto in mano
e le porte da socchiudere a spallate,
ma senza ubriachezza,
eppure identico infilarsi con gli occhi in pensieri
nuovi
e profondi;
come non pensare che la spalla,
lasciata nuda appena dalla maglia del pigiama di lui,
più grande di me
e tutto quel frusciare di fazzoletti
da sparpagliare tra le sbarre dello stendibiancheria;
come non vedere che io,
finalmente io: giovane vecchia lavanderina,
avevo realizzato uno, almeno uno
di quei fotogrammi immaginati di bambina,
di quei sogni ingenui di bambina,
di quelle favole che si ripetono come filastrocche
e ci si crede come fossero vere.
L'avevo realizzato lì e nel migliore dei modi
tra i vestiti di mia figlia e il raffreddore di un uomo
che, accanto, in un autunno sbandato,
si può anche sapere quand'è influenzato.
E come non essere allora consapevoli e forti di quel sogno?
e come, come, una donna che ha realizzato un sogno
può non prevedersi sensuale fin da ogni più vago, recondito, pensiero
fatto di sfuggita,
appoggiato tra un asciugamano e un clichè.
Verranno giorni in cui ti guarderò in faccia e non ti dirò chi sono.
Verranno giorni in cui mi chiederai di informartene meglio.
Verranno giorni nei quali spegnere le luci del soggiorno,
alzarmi dal divano di traverso
e pescare uno dei miei accendini dalla tazza del clown
e poi prendere anche uno dei miei calici, il gin ed una delle mie lanterne
dalla mia vetrina
mi farà ricordare questo momento astratto
questo momento preciso
in cui ho capito
che verranno giorni in cui per accendere la mia lanterna viola non mi brucerò alcun dito.
Avrò alzato la fiamma. Non cambiato accendino.
Avrò spostato la mia candela di sbieco smontando e rimontando la lanterna.
Verranno giorni in cui la cattedrale sarà bella anche per te, forse,
nella notte non la guarderò accesa da sola.
Non ci guarderemo occhi e campane
e forse mi chiederai di rifare l'amore in balcone, con un gesto.
Verranno momenti in cui non ci saranno emozioni diverse,
non ci saranno episodi nuovi,
non troverai un confronto migliore,
non comprenderai d'un tratto conflitto ed attrazione.
Non ti interesserà più piangere sul confine
tra giorno ed illusione.
Mi guarderai mentre piango e rimarrai a vedermi scrivere una notte intera
senza potermi vedere che l'ombra delle mani
perchè avrò spento la luce da un po',
se starò scrivendo.
Poi ogni tanto non vedrai neanche quelle,
ma il vetro del bicchiere darà sfumature morbide
alla nostra situazione
e ci sembrerà di essere al Circolo dei Lettori
di una città sgombra e sghemba
dagli autunni matti
e con le lenzuola appese ai balconi
pure se le cimici spiano, testimoni,
questi nostri momenti,
attimi,
queste nostre costipazioni.
Come se oggi fosse inutile.
Se mi guardi mi scorgi anche oggi.
Mi riassumi in un disegno su una roccia fatto dalle piante.
Racconto di un comignolo su cui fumo solo io.
Deterioro i tuoi punti di vista, me ne accorgo.
Lo faccio come strappassi fotografie di amori persi.
Fai come se fossi farfalla, dai.
Non volarmi addosso che non mi piace,
non mi piacciono le farfalle;
mi piacciono i colori quando volano.
Per favore, colora tu il mio abbozzo sui quadretti.
Costringi tu i piedi nella pozzanghera con le scarpe nuove.
Però non chiedermi di aiutarti ancora.
E se poi un pomeriggio ti ritroverai
su un treno
e ti sembrerà di vedermi in sosta
ad una stazioncina di periferia
con l'asfalto che pare bagnato ed invece è liscio,
e ti sembrerà di riconoscermi lì
su una pietra che sa di panchina,
se penserai che sono lì ad aspettarti,
non prenderti la briga di scendere.
Vedrai il mio profilo per il tempo di una fermata
poi non ci saranno che campi,
veloci,
sul finestrino,
come album di fotografie un po' stroppicciate,
come le mie mani sulla tastiera, di sera, in questa nostra casa
non nostra.
Se mi vedrai non venire a prendermi,
portami via adesso
oppure
credi davvero, fino in fondo, che sarò io a salire
o a restare nella tua mente come un ricordo,
come un'immagine su un finestrino mentre il treno corre,
come un pensiero, un'immaginazione realizzata
di una donna
mentre è presa dai suoi fazzoletti.
E non piange.

h.n.
22.23
17novembre 2009

Nessun commento:

Posta un commento

Dicevi?