SPIRALE CICLICA

Si corre soli. Si corre come cani senza guinzaglio in strade di paesini senza padroni. Eroi per giorni che se ne sono andati come faremo noi con le museruole sciolte, ma senza accorgerci. Ci saremmo portati bottiglie di vino rosso e penne scariche se avessimo saputo. Un cast di attori più che di eroi.

mercoledì 25 novembre 2009

Al Caffè de' Vecchi

Unica, ma non sola! - schiamazzerei stramazzando sul pavimento.
Gattonerei, farei le fusa, soffierei. Sbufferei. Sgratterei le unghie sulla moquette.
Piccoli salti tra sacchi di pazzie, intuito a mucchi.
Innamorati del mio nome: cercale tutte le Helen Esther Nevola della Terra.
Unica e sola.
Incontrale tutte e scriverò una frase sul tuo biglietto d'invito al Caffè de' Vecchi.
Unica e sola.
Tu che sogni hai?
Quanti amori hai in questo momento?

Quando mi stai seduta sul polso
e mi poggi la mano, l'altra, dritta
sul tuo fianco
sei più bella di Parigi.

Prima abbiamo fatto la doccia nel sale.
C'erano le onde alte. Uno strano modo di fare l'amore.

Una donna dell'800 al braccio
in costume
no, non la so immaginare.

Eppure tu hai grazia.

Aspirano le foglie
soffiando fuori il freddo dalle bocche
sulle strade.
E mormorano qualcosa.

Il circo, il tendone del circo m'affascina insieme ai camion! - ti ho detto io.
Ho cercato di vedere se scovavo il leone al guinzaglio.
Se usciva qualcuno dal tir e andava a sporcarsi le suole
sulla moquette impolverata di segatura.
Ho pensato di partire con loro e non te l'ho detto.

Come un eccipiente a cui essere allergici,
un incidente sbagliato.

Gioco da equilibrista in casa,
quando ti guardo di storto;
da bambina sul marciapiede:
da una parte cadi,
dall'altra no,
ma io allargavo le braccia.
E dicevo 'pazienza'
ai miei genitori che andavano di fretta.
E poi un salto.
Mi dispiace aver litigato ieri, mi dispiace aver litigato tutte le volte,
eppure.
A te, quanti sogni hai, quanti te l'han chiesto?
Quante tue lettere ti han domandato di leggere?
Giocavo a tombola, sai. La sera con le noci o i semi di zucca.
Il pomeriggio, dopo il pranzo, ci giocavo con pezzettini di carta.
Una delle due famiglie era più ricca.
Oggi giocherei a tombola con i petali.
Avevo il raffreddore quel giorno, impegnata, nella tombola.
Nonna mi aveva insegnato a tenere il fazzoletto nel polsino della maglia se non avevo tasche.
Lo tenevo sempre in mano vicino al naso.
Anche oggi, un po'.
I mobili nella sala erano disposti in modo diverso.
Il quadro col cavallo non c'è sempre stato.
Nonna aveva le guancie piene.
Nonna non mangiava mai poi, poi è morta.
Nonno non voleva farsi riprendere con la videocamera
e noi bambine alle feste dell'asilo sempre in tutù. Io viola.
Unica e sola.
Ai maschi mettevano le orecchie da conigli.
Non hai imparato ad ascoltare nè a scappare
nè a saltare.
Io non ho imparato a ballare.
Il quadro del bambino vicino all'acquario, sai?
poteva essere la faccia del Bambino delle Oche spagnolo.
Nella sala c'era la carta da parati coi rombi. Scuri.
Mio padre aveva i capelli. Tanti. Mio padre era lì.
Il presepe io lo usavo per muovere le pecore.
Oggi invento il presepe. Oggi no, ieri.
La moquette verde.
Io osservo ancora.
In disparte, unica o sola.
Alzavano il volume per il conto alla rovescia.
I conti non tornano: è tutto un conto alla rovescia!
Esplodevano bombe di fuori e loro tiravano su i calici.
Fuoco, in balcone. Luci.
A noi bambini le stelline luminose.
Io ho paura delle stelle luminose.
Abbiamo messo un gioco in scatola sul pavimento,
mettiamolo,
tra canzoni e partite a carte
saprei starti anche distante.
Non mi offrirono la sambuca.
La sambuca non mi piace.
Volevo sedurti, papà.
La sambuca non mi piace.
Ora quella gente prende psicofarmaci al posto dei soffi
delle bocche
del freddo.
Fuori aspirano foglie,
salano neve.
Abbiamo fatto l'amore nel sale.
C'era il quiz musicale.
L'abbiamo inventato noi, nella sala, sulla moquette ai piedi,
verde come il mio ombretto a scacchi
che non hai notato.
Sacchi di pazzie, mucchi di intuito.
Abbiamo inventato il quiz musicale
e ci cantavamo sopra
e cantavano in pochi
unici
assoli.
Abbiamo inventato il quiz musicale
con i parenti siciliani venuti a vederci
nel quadretto tutto italiano
tra bottiglie e sigarette.
E tu giochi con le figurine Panini
e le figurine forse non le fanno più.
Mischio carte e suggestioni,
lo fa anche l'autunno,
dopo tutto.

h.n.
14.36
25-11-09

Mimmo Locasciulli - L'autunno, dopo tutto

3 commenti:

  1. Una strada che si percorre senza una direzione... Davvero mischi carte e suggestioni. Mi ci trovo e poi mi ci perdo di nuovo. Forse con una poesia vorrei rispondere, ma adesso non viene. Né saprei dirti che sogni ho e quanti amori ho in questo momento. Ho capelli, non sono tuo padre, il bambino delle oche è lontano e più che spagnolo è catalano. Forse più si è unici più si è soli. Ma non sono sicuro di questo. Non è il nome a fare unici, sicuramente. Anche Laura Rossi e Mary Smith possono essere uniche, mentre all'università conobbi una Nausicaa, con due "a", anzi tre "a" in tutto, che era molto comune e banale. I camion, il tendone del circo. Il tendone del circo mi dà una sensazione di freddo, il camion no. Tutte le domande dipendono dal tono. "Che sogni hai" potrebbe essere anche la domanda banale di un conduttore televisivo. Ma qui no. Ho sogni diversi ogni mattino e qualcuno che invece dura di più. E gli amori svicolano fra i leoni di pietra della laguna e le oche del bambino, vanno, tornano, restano. E non c'è gioia senz'ansia. E tu vuoi che io ti dica le cose a caldo, ma che ne sai di quanto dura il caldo in me? Ho calori decennali e istantanei freddi. Non è questione di tempo. Gli amori, i desideri e i soffi delle bocche. So che in questo momento non vorrei essere a battere sui tasti di questo computer. Allontanarsi troppo dal soffio della bocca ti porta di sicuro allo psicofarmaco. Ho lo stesso maglione di tante altre volte, le stesse scarpe, e vado allo stazione e vado a Vercelli, stavolta anche per il Grande Fresco. Se tu fossi libera ti inviterei a venire con me. Al ritorno, nella periferia di Vercelli, si vedrebbe bene il vapore dalle bocche. Un poco so ascoltare. E mi hanno domandato, sì, di leggere mie lettere, alcune volte sì, e io ho acconsentito. Ora mi pesa troppo stare qui a scrivere, esco, devo ancora comprare i biglietti del treno. Viene a Vercelli anche mio figlio, chiacchiereremo un po' nel vagone. Ciao.

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  2. la direzione era casa dei miei nonni.o ero io da piccola e io ora tipo un tuffo nel passato in cui si ritrova grazie a dio grazie a me sempre il presente in un certo senso.

    e dove vorresti essere?
    stasera non ero libera, dovevo andare a una riunione, ma non vado. non vengo neanche a vercelli, sia perchè non mi hai invitata, sia perchè la stazione non è vicina a casa mia e poi tornerei tardi e poi ho dormito dall'1 alle6, di nuovo poco. e se dormo poco o in situazioni di grande stress rischio crisi epilettiche da qualche tempo. è una roba che un po' è ereditaria, ma non mi si era mai svegliata dopo una o due crisette da neonata e fino alla gravidanza. dalla gravidanza a oggi tre episodi invece. e già faccio abbastanza la pazza di mio con orari strani da brava nottambula quale sono già di mio anche se lo sarei meno ultimamente se nadi non ci mettesse del suo.
    comunque non chiedevo a te delle lettere etc etc.

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  3. Immagino che non chiedessi a me, ma una poesia può pure interrogare chi la legge. Tornato ora da Vercelli, un buon giro.

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